Page 160 - Minerva oscura
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perbia: ebbene, siccome, dicono, queste devono esserci, trovia-
mole nel quinto cerchio».
In verità DEVONO ESSERCI. Ma via: ammettiamo la possibilità
che Dante se ne dimenticasse o che dopo il 7° canto avendo cam-
biato sistema trascurasse nientemeno che i peccati capitali più
gravi, l'invidia e la superbia (l'accidia è fuor di questione). Am-
mettiamo questa possibilità; ma ammettiamo anche la possibilità
che superbia e invidia ci siano. Gl'indagatori della Divina Com-
media hanno avuto ragione di ricercarle, ma hanno avuto due tor-
ti:
1° di averle cercate nella palude pingue;
2° di non aver cercato un terzo peccato che manca con gli altri
due, e che non è l'accidia, e che con gli altri due è detto spirituale,
che con gli altri due è strettamente unito, che con gli altri due è da
Dante nel Purgatorio fatto discendere dall'amor del male e che
perciò con gli altri due dovevano cercare. Furono due parolette -
vinse l'ira - quelle che tennero tutti i commentatori di qua dal
vero modo di interpretare la costruzione morale della Comedia.
L'anime di color cui vinse l'ira, come non sono d'iracondi?
Così pensarono tutti e s'ingannarono. E certo Dante propose a noi
un nodo, un enigma forte; ma ci dette ancora come solverlo e
spiegarlo. Chi frena l'ira, è per lui continente o temperato; chi
non la frena, se ne lascia prendere la mano, chi ne è vinto, è in-
continente o intemperante: d'irascibile, s'intende. Ora incontinen-
za non è malizia. E l'ira peccato capitale è peccato di malizia,
come Dante si fa dichiarar nel Purgatorio:
esso
amor
(del male)
nasce in tre modi in vostro limo,
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