Page 118 - Minerva oscura
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che Tale gli si fu offerto, il quale non poteva essere certamente
che nel Limbo, luogo di sua dimora, non potea essere che Enea
che già altre volte era disceso per umbram perque domos Ditis,
avendo in mano il venerabile donum fatalis Virgae. Ciò conferma
Virgilio dicendo: che di qua dalla prima porta d'Inferno era un
tale che discendeva l'erta. «La domanda, che a Virgilio fece Dan-
te: Se alcuno di loro dal primo cerchio del Limbo discendeva mai
in quel fondo infernale, fu conseguente alle parole di Virgilio, che
aveagli detto: un Tale esserglisi offerto per l'apertura di Dite; non
altri potendo questi essere che alcun suo consorte di Limbo, che
con quella apertura e con Virgilio avesse relazione: e questi dovea
essere Enea senza meno».
La dottrina nascosta sotto il velame de' versi strani è «che
Enea dovesse servire come strumento provvidenziale all'apertura
di Dite... per significare tutti gli avvenimenti i quali prepararono
la vera apertura fatta per Colui che la gran preda levò a Dite del
cerchio superno». E ciò è confermato da passi del Convito e del
De Monarchia. All'obbiezione che Dante non riconobbe Enea, al-
lorquando giunse ad aprire le porte di Dite, mentre lo aveva già
visto tra gli spiriti magni, risponde il Duca non male dicendo del-
l'oscurità fumosa del luogo; ma meglio, a parer mio, avrebbe ri-
sposto negando che Dante dica di non lo avere riconosciuto e che
anzi nel verso
ben m'accorsi ch'egli era del ciel messo,
è forse più il senso: Vidi a quella prova che Enea era veramente
messo della provvidenza; di quello che: Mi accorsi che quel tale
ignoto era un mandato celeste. E il volgersi al Maestro, al cantore
dell'Eneide, indica appunto la subita voglia di riconfermare a lui
cosa da lui affermata:
E quei fe' segno
ch'io stessi cheto ed inchinassi ad esso;
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