Page 662 - Jane Eyre
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Chiamai Maria, e la stanza prese subito un aspetto più
           assettato e più grazioso, e preparai una buona cena.
              Ero eccitata e gli parlai con piacere durante la cena e
           dopo.
              Con lui almeno non ero costretta a reprimere la viva-
           cità, mi sentivo sicura, perché sapevo di piacergli. Tutto
           quello che gli dicevo lo consolava e lo rianimava.
              Deliziosa certezza, che faceva espandere liberamente
           tutte le mie qualità!

              Benché cieco, il sorriso gli animava il volto, i suoi
           tratti prendevano una espressione più calda e più dolce.
              Dopo cena mi fece molte domande per sapere dov'ero
           stata, che cosa avevo fatto, e come lo avevo trovato; gli
           celai in parte la verità, perché non volevo far vibrare
           troppo il suo cuore, né suscitare in lui commozioni trop-
           po violente.
              Il mio solo desiderio per il momento era di distrarlo, e
           vi ero in parte riuscita.
              Se la conversazione languiva, egli mostravasi subito
           inquieto, mi toccava e diceva:
              — Jane, Jane, siete una creatura umana? Ne siete cer-
           ta?
              — Ne ho piena certezza, signor Rochester.
              — Ma allora, come mai in questa cupa serata vi siete
           a un tratto trovata accanto a me? Ho allungato la mano
           per prendere un bicchier d'acqua e siete stata voi, che
           me lo ha porto; ho fatto una domanda ed è stata la vostra
           voce che ha echeggiato al mio orecchio.




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