Page 666 - Jane Eyre
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Mi vennero le lagrime agli occhi udendo la confessio-
           ne della impotenza di lui; pareva un'aquila reale costret-
           ta a chiedere a un povero passerotto di portarle il cibo.
              Passammo   la   maggior   parte   della   mattina   all'aria
           aperta.
              Condussi il signor Rochester fuori del bosco umido e
           cupo. Gli descrissi il fogliame verde e lucente, le siepi
           fiorite, il cielo di un azzurro immacolato.
              Cercai un posticino all'ombra; egli si sedè su un tron-

           co d'albero e io non ricusai di sedermi sulle sue ginoc-
           chia.
              Perché glielo avrei negato, mentre tutt'e due eravamo
           felici stando soli e vicini?
              Tutto era silenzioso; Pilato era accucciato davanti a
           noi.
              Il signor Rochester ruppe il silenzio e mi circondò col
           suo braccio.
              — Crudele, crudele disertore! — esclamò. — Oh!
           Jane, non potete figurarvi quello che soffrii quando sep-
           pi che eravate fuggita da Thornfield e quando non vi po-
           tevo trovare in nessun luogo!
              "Avevo frugato in camera vostra e sapevo che non
           avevate né danaro, né oggetti preziosi. Avevate lasciato
           anche il vezzo di perle che vi avevo dato, e i vostri bauli
           erano legati ancora come per il viaggio di nozze.
              "Mi domandavo che cosa avrebbe fatto la mia cara,
           povera e abbandonata.
              "E che cosa avete fatto? ditemelo!




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