Page 636 - Jane Eyre
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La casa era tranquilla, perché credo che, meno Saint-
John ed io, tutti dormissero.
La sola candela, che ci rischiarava, spengevasi; la
luna brillava nella stanza.
Il mio cuore batteva rapidamente e ne sentivo i battiti.
A un tratto si fermò in conseguenza di una inesprimi-
bile sensazione, che si comunicò alla testa e alle mem-
bra.
Quella sensazione non somigliava a un urto elettrico,
ma era altrettanto acuto, quanto strano e violento.
Pareva che fino a quel momento la mia maggior atti-
vità fosse stata soltanto torpore, dal quale mi s'imponeva
d'uscire.
I sensi si destavano ansiosi, gli occhi e gli orecchi
aspettavano, la carne fremeva.
— Che cosa avete sentito? Che cosa avete veduto? —
mi domandò Saint-John.
Non avevo visto nulla, ma avevo sentito una voce gri-
dare:
— Jane! Jane! — e null'altro.
— Oh Dio! Chi è? — mormorai.
Avrei potuto dire:— "Dov'è?" perché quella voce non
veniva né dalla stanza, né dalla casa, né dal giardino, né
dalla terra, né dal cielo.
L'avevo sentita, ma dove, ma come?
Mi sarebbe stato impossibile dirlo.
Era la voce di un essere umano, una voce nota e ama-
ta: quella di Edoardo Rochester.
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