Page 625 - Jane Eyre
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e volli fare un ultimo sforzo per riconquistare il suo af-
fetto.
Mi avvicinai a lui e dissi:
— Saint-John, sono infelice perché siamo corrucciati;
facciamo la pace.
— Spero invece che noi siamo amici, — mi disse fis-
sando la luna.
— No, Saint-John, non siamo amici come prima, lo
sapete bene.
— Lo credete? Allora avete torto. In quanto a me, non
auguro male a nessuno, e vi voglio bene.
— Lo credo, Saint-John, perché so che siete incapace
di desiderar male a nessuno, ma come vostra parente de-
sidero un altro affetto che quella universale filantropia
che estendete agli estranei.
— Certo, — disse, — il vostro desiderio è giusto e
non vi considero come un'estranea.
Queste parole dette in tono tranquillo, ma freddo, mi
mortificarono.
Se avessi ascoltato l'orgoglio e la collera, lo avrei la-
sciato subito, ma in me vi era qualcosa di più forte che
quei sentimenti.
Ammiravo l'ingegno e i principii di mio cugino, face-
vo molto conto del suo affetto e mi era doloroso il per-
derlo; così gli dissi:
— Dobbiamo separarci così, Saint-John? E voi parti-
rete per l'India senza avermi detta una sola parola affet-
tuosa?
Cessò di fissare la luna e mi guardò in faccia.
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