Page 565 - Jane Eyre
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Del resto mi ero affezionata alle migliori fra le mie
scolare ed esse pure mi volevano bene.
Avevo fra le alunne diverse figliuole di affittaiuoli,
che erano quasi ragazze. Esse imparavano a leggere,
scrivere e a cucire, e potei insegnar subito qualcosa di
più.
Fra quelle riscontrai caratteri stimabili e una gran vo-
glia d'imparare e di migliorarsi.
Talvolta andavo la sera a trovarle e i loro genitori mi
colmavano di attenzioni.
Era una gioia per me di accettare la loro umile ospita-
lità, come di sentirmi amata in paese.
Ogni volta che uscivo ero lieta di vedermi fatta segno
a saluti affettuosi e a sorrisi cordiali.
In quel tempo della mia vita mi sentii più spesso il
cuore gonfio di riconoscenza che oppresso dalla tristez-
za.
Eppure anche allora, dopo aver passato la giornata
nella scuola, e la serata a disegnare o a leggere, ero per-
seguitata nella notte da sogni strani. In mezzo a scene
bizzarre e strane avventure, incontravo sempre il signor
Rochester nel momento critico della crisi.
Allora parevami di esser fra le sue braccia, di udire la
sua voce, d'incontrare i suoi occhi, e lo amavo ed egli
mi amava, e la speranza di passar con lui la vita, rina-
sceva impetuosa come prima.
Poi mi destavo, mi rammentavo la mia situazione e
tremante e afflitta mi sedevo sul misero letto.
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