Page 570 - Jane Eyre
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John, e considerava la nascita e la professione di lui
           compenso sufficiente alla mancanza di beni di fortuna.
              Si era al cinque novembre, giorno festivo.
              La mia servetta, dopo aver messo in ordine la casa, se
           n'era andata.
              Io mi vestii, contenta di potermi occupare come mi
           pareva quella giornata.
              Impiegai un'ora a tradurre alcune pagine di un libro
           tedesco, poi presi tavolozza e pennelli e mi diedi a ter-

           minare la miniatura di Rosmunda Oliver.
              Ero occupata a ritoccare qua e là il ritratto, quando fu
           bussato e Saint-John entrò.
              — Sono venuto a vedere come passate questo giorno
           di festa, — disse. — Non a pensare, spero? No, va bene;
           il disegno vi serve di distrazione. Vedete che non ho an-
           cora piena fiducia in voi, benché vi siate portata così va-
           lidamente fin qui. Vi ho portato un libro per distrarvi
           stasera, – e posò sulla tavola un poema pubblicato da
           poco, una di quelle produzioni del genio così frequenti
           in quel tempo.
              Mentre guardavo avidamente le pagine di Marmion,
           perché il poema era opera di lui, Saint-John si chinò a
           guardare la miniatura, e alzandosi non disse nulla, ma io
           conoscevo i suoi pensieri e potevo legger facilmente in
           lui.
              Ero calma, avevo sul pastore un vantaggio momenta-
           neo, e volli profittarne per fargli del bene, parlandogli di
           Rosmunda.




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