Page 568 - Jane Eyre
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Ella si era incapricciata di me e pretendeva che somi-
gliavo al signor Rivers, benché fossi soltanto carina e lui
fosse un angiolo, come diceva lei.
Sosteneva però che ero intelligente, buona, educata, e
le pareva che fosse un lusus naturae di far di me una
maestra di villaggio.
Ero sicura che se avesse conosciuta la mia storia pas-
sata, ne avrebbe fatto un delizioso romanzo.
Una sera che con la sua infantile curiosità frugava
nella credenza della cucina, vide prima due libri france-
si, poi un volume di Schiller e una grammatica tedesca,
quindi gli utensili da disegno e alcuni schizzi di paesag-
gio e di ritratti delle mie alunne.
— Li avete fatti voi questi disegni? — mi domandò.
— Sapete il francese e il tedesco? Ma siete una meravi-
glia! Voi disegnate meglio del mio maestro della pensio-
ne di S.... Volete farmi il ritratto?
— Certo, — risposi.
Era un piacere per me di avere un così bel modello.
Ella vestiva un abito di seta turchina scura, aveva per
solo ornamento i bei capelli castani che le scendevano
in ricci naturali sul collo.
Presi un cartone e disegnai con cura i contorni di quel
bel visino, e mi riserbai di colorire il ritratto un altro
giorno, perché era tardi.
Rosmunda parlò di me a suo padre con tanti elogi,
che egli venne insieme con lei a visitarmi.
Era un uomo alto, con i tratti forti, già attempato e
grigio.
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