Page 562 - Jane Eyre
P. 562
È certo che contrasse la bocca, e la parte inferiore del
viso prese un'espressione più cupa dell'usato, mentre la
ragazza parlava del ballo.
Egli tolse lo sguardo dalle margherite e lo volse a lei.
Era uno sguardo severo, scrutatore e significativo.
Ella vi rispose con un secondo sorriso, un sorriso che
si addiceva alla sua bellezza gaia.
E mentre egli stava muto e grave, la bella creatura si
mise ad accarezzare Carlo.
— Povero Carlo, mi vuoi bene? — disse. — Lui non
si allontana dagli amici, non è cupo e triste, e, se potesse
parlare, non starebbe muto.
Mentre ella accarezzava la testa del cane, curva su di
lui con la solita grazia davanti al giovane e austero pa-
drone, vidi il volto di questi infiammarsi; vidi i solenni
occhi di lui addolcirsi a un tratto da una pronta e invin-
cibile commozione.
Animato così, egli era quasi bello quanto lei.
Il petto si sollevò, come se il suo gran cuore, stanco
di una dispotica oppressione, volesse allargarsi a dispet-
to della volontà, e facesse uno sforzo per conquistare la
sua indipendenza; ma egli la domò, come un cavaliere
risoluto doma un focoso cavallo.
Non rispose né con una parola, né con un movimento,
alla allusione gentile della ragazza.
— Mio padre si lagna di non vedervi mai, — conti-
nuò la signorina Oliver alzando gli occhi, — siete dive-
nuto un estraneo a Vale-Hall. Stasera è solo e non istà
bene; volete tornar con me per fargli una visita?
564