Page 555 - Jane Eyre
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ché? Per il destino che avevami strappata al mio padro-
ne, perché egli non mi avrebbe mai più vista, per il do-
lore disperato, che doveva essere stata la conseguenza
della mia fuga, e che forse lo aveva distratto dal retto
sentiero.
A quel pensiero distolsi lo sguardo dal bel cielo che
contemplavo e dalla solitaria vallata di Morton.
Dico solitaria, perché il tratto che ne vedevo era privo
di case, ad eccezione della chiesa e del presbiterio, quasi
nascosti dagli alberi, e di Vale-Hall, la villa del signor
Oliver, che si scorgeva in distanza.
Nascosi il viso fra le mani e appoggiai la testa allo
stipite della porta; ma presto un leggiero rumore al can-
cello, che separava il mio giardinetto dai prati, mi fece
alzare il capo.
Un cane – il vecchio Carlo del signor Rivers – spin-
geva il cancello col muso.
Saint-John lo seguiva con le braccia incrociate e mi
fissava con uno sguardo serio, quasi malcontento.
Lo pregai d'entrare.
— Non posso trattenermi, — disse, — venivo soltan-
to a portarvi un involtino che le mie sorelle hanno la-
sciato per voi.
"Credo che contenga una scatola di colori, le matite e
il cartone.
Mi avvicinai per prendere quel dono gradito.
Mi parve che Saint-John mi esaminasse austeramente;
egli aveva veduto nel mio viso le traccie delle lagrime.
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