Page 553 - Jane Eyre
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Non devo dimenticare che queste villanelle, rozza-
mente vestite, sono di carne e di sangue come le discen-
denti di nobili famiglie, e che i germi della perfezione,
della purezza e della intelligenza esistono in loro come
nelle altre.
Il mio dovere consiste nello sviluppare quei germi, e
certo questo compito mi procurerà un poco di felicità.
Non devo sperare in questa vita molto godimento, ma
pure dicevo a me stessa che assuefacendomi, esercitan-
do le mie forze come dovevo, essa poteva essere sop-
portabile.
Non sono stata gaia, allegra e calma durante la matti-
na e il giorno nella povera scuola?
Per non ingannare me stessa, devo rispondere di no.
Mi sentivo disperata, mi trovavo umiliata, mi pareva
di essermi abbassata accettando quel posto.
Ero vilmente disgustata dalla povertà, dalla rozzezza,
dalla ignoranza di quelle che mi circondavano.
Ma non devo odiare me stessa per questi sentimenti.
So che ho avuto torto, che ho già fatto un gran passo
riuscendo a dominarmi.
Domani farò sforzi inauditi per vincere e spero di riu-
scirvi fra poco.
Forse per qualche settimana avrò completamente rag-
giunto lo scopo; e fra qualche mese è possibile che il
piacere che mi procureranno i progressi delle mie scola-
re cambi in gioia il mio disgusto.
Intanto mi domando: Che cosa era meglio? cedere
alla tentazione, non combattere, lasciarsi prendere in
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