Page 497 - Jane Eyre
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Ma era un essere umano, e avevo bisogni umani; non
potevo dunque rimanere in un luogo ov'era impossibile
soddisfarli.
Mi alzai e guardai il letto ove avevo riposato. Non
avevo nessuna speranza d'avvenire e deplorai che il
Creatore, durante il mio sonno, non mi avesse chiamata
a sé, affinchè il corpo stanco, sottratto dalla morte alla
nuova lotta col destino, potesse riposare in pace su quel
terreno deserto.
Ma la vita mi apparteneva ancora, con tutti i suoi at-
tributi di dolore e di responsabilità; bisognava portare il
fardello, soddisfare i bisogni, tollerare i dolori e accetta-
re la responsabilità.
Ripresi allora il cammino.
Quando fui ritornata a Whitecross, seguii una via om-
breggiata, perché il sole era ardente.
La mia scelta non dipese che da quella sola circostan-
za.
Camminai lungamente; al fine mi parve di aver fatto
assai strada e che potevo coscienziosamente cedere alla
fatica che mi opprimeva e riposarmi un momento su una
pietra vicina, abbandonandomi all'apatia che mi domi-
nava spirito e corpo.
Ero appena seduta; udii il suono di una campana, la
campana di una chiesa.
Mi lasciai guidare dal suono e in mezzo a quelle colli-
ne romantiche che avevo cessato di osservare da un'ora,
vidi un villaggio e un campanile.
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