Page 495 - Jane Eyre
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erano così alte, che formavano ai due lati del corpo
come due muraglie.
Addoppiai lo scialle e me ne servii come coperta; una
sporgenza coperta di musco mi fece da guanciale.
Così mi accomodai, e da principio non ebbi freddo.
Il mio riposo sarebbe stato dolce senza la tristezza
che mi opprimeva.
Dal cuore straziato per la ferita, sentivo sgorgare il
sangue; tutte le corde erano spezzate.
Tremavo per il signor Rochester, e una pietà così
amara erasi impossessata di me, e tutte le mie incessanti
aspirazioni erano rivolte a lui. Impotente come un uccel-
lo con le ali rotte, continuavo a fare vani sforzi per vola-
re fino a lui.
Perseguitata da questo pensiero torturante, mi alzai e
m'inginocchiai.
La notte era profonda e i pianeti erano comparsi; una
notte tranquilla, serena e troppo sicura perché la paura
potesse farsi mia compagna. Noi sappiamo che Iddio è
ovunque, ma certo noi sentiamo meglio la sua presenza,
quando le sue opere si stendono dinanzi a noi su più lar-
ga scala.
Quando in un cielo senza nubi vediamo ogni mondo
seguire la propria corsa silenziosa, comprendiamo più
che mai la Sua grandezza infinita, la Sua onnipotenza e
la Sua presenza in ogni luogo.
Mi ero inginocchiata per pregare per il signor Roche-
ster; alzando al cielo gli occhi velati di lagrime, vidi la
potente Via Lattea.
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