Page 429 - Jane Eyre
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cola mano e mi misi a piangere, agitata da una strana
commozione.
Per timore di destare Adele, mi allontanai.
Ella mi pareva l'emblema della mia vita passata, e co-
lui dal quale presto stavo per andare, il tipo temuto ma
adorato, della mia vita futura.
VI.
Alle sette Sofia entrò in camera mia per vestirmi e la
mia toilette fu lunga, tanto lunga che il signor Roche-
ster, impaziente del mio ritardo, mandò a domandare
perché io non scendevo.
Sofia stava appuntandomi il velo in testa, il semplice
velo di tulle; fuggii dalle sue mani appena potei.
— Fermatevi, guardatevi allo specchio, — mi disse,
— non vi avete gettato neppure una occhiata.
Tornai verso lo specchio e vidi una donna velata, che
mi somigliava così poco, che mi parve un'estranea.
— Jane! — sentii chiamare, e scesi.
Fui ricevuta dal signor Rochester in fondo alla scala.
— Perché tardate tanto! Io ardo d'impazienza e voi mi
fate aspettare, — mi disse.
Allora mi condusse nella sala da pranzo e mi esaminò
attentamente e mi dichiarò che ero bella come un giglio
e non solo l'orgoglio della sua vita, ma tal quale come
mi desideravano i suoi occhi; poi mi disse che mi conce-
deva dieci minuti per far colazione e suonò.
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