Page 286 - Jane Eyre
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cità, la toccate quasi. Gli elementi sono preparati; occor-
           re un movimento solo per combinarli; il caso li tiene se-
           parati, che sieno riuniti e il risultato sarà bello.
              — Non comprendo gli enigmi; non ho mai saputo
           spiegarli.
              — Volete che vi parli più chiaro? Fatemi vedere il
           palmo della mano.
              — Suppongo che si debba porvi una moneta.
              — Certo.

              Vi misi uno scellino. Essa lo ripose in una vecchia
           calza, che cavò di tasca.
              Dopo mi disse di aprire la mano. Ubbidii; l'accostò al
           viso e senza toccarla la guardò.
              — È troppo fina, — disse, — e poi non vi sono quasi
           punto linee, non so che cosa farne; non è qui che è scrit-
           to il destino.
              — Lo credo, — risposi.
              — No, — continuò, — è sul viso, sulla fronte, negli
           occhi, nelle linee della bocca; inginocchiatevi e guarda-
           temi.
              — Vi avvicinate alla verità, — risposi obbedendo. —
           Fra poco dovrò credervi.
              M'inginocchiai a poca distanza dal fuoco; ella attizzò
           il fuoco e il carbone mandò un vivo chiarore.
              Ella era però nell'ombra; io sola mi trovavo in piena
           luce.
              — Vorrei sapere con qual sentimento siete venuta a
           me, — mi disse dopo avermi esaminata, — vorrei sape-
           re quali pensieri occupano la vostra mente nelle lunghe


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