Page 277 - Jane Eyre
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attento che la guarda, non ci fosse maggior differenza
che fra quei due uomini. Aveva parlato del signor Ro-
chester come di un vecchio amico. Curiosa amicizia! —
pensavo. — Prova evidente del proverbio: gli estremi si
toccano!
Due o tre signori circondavano lo sconosciuto e di
tanto in tanto afferravo brani di conversazione.
Luisa Eshton e Mary Ingram, che erano sedute vicino
a me, m'impedivano di capir meglio. Esse pure parlava-
no del viaggiatore e tutte e due dicevano che era bello;
Mary assicurava che aveva una bellezza ideale nella pic-
cola bocca o nel naso delicato; Luisa pretendeva che era
un amore di creatura e che lo adorava già.
Henry Lynn chiamò le sue ragazze all'altra estremità
della sala, e potei allora concentrare tutta l'attenzione sul
gruppo di cui era centro l'estraneo.
Seppi allora che si chiamava Mason, che era giunto in
Inghilterra da un paese caldo, e capii allora perché era
così giallo e aveva tanto freddo, e capii perché portava il
mantello anche in casa.
Le parole Giamaica, Kingston m'indicavano che ave-
va abitato le Indie occidentali. E fui non poco meravi-
gliata quando seppi che in quei lontani luoghi aveva co-
nosciuto per la prima volta il signor Rochester.
Riflettevo a questa scoperta, quando un avvenimento
inatteso interruppemi il corso dei pensieri.
Il signor Mason, che tremava appena aprirono la por-
ta, chiese dell'altro carbone per metterlo nel fuoco.
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