Page 269 - Jane Eyre
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di lui e sfiorargli il volto e la spalla con i ricci neri; mi
           rammento degli sguardi che scambiavano e risento l'im-
           pressione che ne provava.
              Ho detto che amavo il padrone di Thornfield. Non po-
           tevo imporre silenzio a questo sentimento soltanto per-
           ché il signor Rochester non badava a me, perché poteva
           stare ore e ore senza volger gli occhi dalla mia parte,
           perché vedeva tutta la sua attenzione attratta da una gran
           dama, che non avrebbe voluto sfiorarmi neppur con il

           lembo del suo vestito, che posando per  caso il suo
           sguardo su di me, lo volgeva subito altrove con sprezzo.
              Non   potevo   cessar   di   amarlo   perché   capivo   che
           avrebbe sposato presto quella ragazza; perché leggevo
           nel contegno della signorina Ingram l'altera sicurezza
           del trionfo, perché infine a ogni istante scoprivo nel si-
           gnor Rochester una specie di cortesia, che nonostante
           fosse imposta, più che data, era irresistibile nella sua
           noncuranza e nel suo orgoglio.
              Tutti questi fatti non potevano né distruggere né raf-
           freddare l'amore, ma potevano generare la disperazione
           e la gelosia, se pure un sentimento siffatto era possibile
           tra una infelice come me e una signorina nella posizione
           di Bianca Ingram.
              No, non ero gelosa, o almeno soltanto in qualche mo-
           mento; quel male non saprebbe esprimere la mia soffe-
           renza; la signorina Ingram era al disotto della mia gelo-
           sia; era troppo inferiore per suscitare in me quel senti-
           mento.




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