Page 264 - Jane Eyre
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XVIII.



              La giornata passava allegramente a Thornfield e l'atti-
           vità regnava ormai al castello; quale differenza fra quel-
           la quindicina e i tre mesi di tranquillità, di monotonia e
           di solitudine, che avevo passati fra quelle mura!
              I cupi pensieri erano stati scacciati, si erano dimenti-
           cati i ricordi penosi, per tutto eravi vita e movimento;
           non si poteva traversare i corridoi, così silenziosi prima,
           senza incontrarvi una elegante cameriera o un altero do-
           mestico. La cucina, il tinello, il grande vestibolo della
           villa erano egualmente animati, e la sala non era vuota e
           silenziosa altro che quando un bel sole primaverile non
           invitava gli ospiti a fare una passeggiata sulle terre del
           signor Rochester. A un tratto al bel tempo tennero dietro
           pioggie torrenziali, ma nulla potè distruggere l'allegria
           che regnava a Thornfield, e, non potendo uscire, i piace-
           ri che offriva il castello si fecero più animati e più varii.
              Sentii parlare di sciarade, ma non capivo che cosa si-
           gnificasse quella parola.
              Furono chiamati i servi per togliere la tavola nella
           sala da pranzo, fu data un'altra disposizione ai lumi, e le
           seggiole furon collocate in semicerchio dinanzi all'arco.
              Mentre che i signori dirigevano questi preparativi, le
           dame salivano e scendevano, chiamando le cameriere.
              Fu interrogata la signora Fairfax per sapere che cosa
           v'era nella villa in materia di scialli, di stoffe e di vestiti;
           gli antichi abiti di broccato, di raso, le trine rinchiuse




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