Page 262 - Jane Eyre
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— Spiegatevi! — rispose la ragazza.
— Scusate, ogni spiegazione sarebbe inutile. L'istinto
deve avervi avvertita che uno sguardo severo dei vostri
occhi è una pena capitale.
— Cantate, — diss'ella, ricominciando l'accompagna-
mento.
— Ecco il momento di andarmene, — pensai, — ma
le note che colpirono il mio orecchio, mi costrinsero a
restare.
La signora Fairfax mi aveva detto che il signor Ro-
chester aveva una bella voce; era difatti potente e rivela-
va la forza del suo animo; era penetrante e destava stra-
ne sensazioni.
Ascoltai fino all'ultima vibrazione quelle note piene e
sonore, aspettai che il movimento cagionato dai compli-
menti d'uso si fosse calmato, allora lasciai il mio cantuc-
cio e uscii da una porta laterale, che per fortuna era vici-
na a me. Uno stretto corridoio metteva nel vestibolo.
Nel traversarlo mi accorsi di avere una scarpa sciolta, e
mi inginocchiai sulla stuoia per rilegarla.
A un tratto udii i passi di un uomo, e nel rialzarmi
prontamente, vidi dinanzi a me il signor Rochester.
— Come state? — mi domandò.
— Benissimo, signore.
— Perché non siete venuta a parlarmi in sala?
Pensai che avrei potuto rivolgergli la stessa domanda,
ma non volendo prendermi quella libertà, gli risposi:
— Mi è parso che foste tanto occupato e non avrei
osato disturbarvi, signore.
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