Page 91 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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Ritorno in Grecia
Sulla tomba di Alekos non ho mai portato un fiorellino. Ogni 1° maggio, cioè ogni
anniversario della sua morte, gli ho spedito trentasette rose rosse: sì. (Aveva
trentasette anni quando lo uccisero.) Ma quel fiorellino non gliel’ho mai portato. Nel
cimitero della mia famiglia, a Firenze, ho posto una lapide in sua memoria: sì. L’ho
posta nell’angolo dove sarò sepolta. Ma la sua tomba non l’ho mai vista e non la
vedrò mai. Non voglio vederla. Del resto, che senso avrebbe vederla? Lì ci sono
soltanto le sue ossa spolpate dai cannibali […] e dagli avvoltoi che vendono le T-
shirt col profilo dell’eroe-morto-a-Glyfada. La sua anima sta nel mio cuore. 18
***
Sono tornata in Grecia quando ho potuto: mia madre stava morendo. Peggiorò
improvvisamente il giorno in cui Alekos morì. Ne rimase straziata perché lo amava
moltissimo: tanto quanto lui amava lei. Infatti la chiamava Mamma, e Mamma Tosca:
sapendo quanto ciò le facesse piacere. Quel giorno la mamma si mise a letto e,
praticamente, non si rialzò più fino al giorno in cui morì. Poco prima di morire, il
giorno prima, mi disse: «Vado da Alekos».
E poi cosa avevo da fare in Grecia ormai? Niente fuorché portare qualche fiore
sulla tomba e piangere a vederla così brutta, non fatta.
(All’inizio mi era stato chiesto di farla e io avevo ordinato anche la pietra per
farla come sapevo che Alekos l’avrebbe voluta: simile alla tomba di Garibaldi,
senza croci. Ma poi, quando la pietra fu pronta, mi si disse che potevo usarla per
me… Credo per via della croce, cioè del fatto che non volevo mettere croci. Alekos
odiava talmente le croci.)
In compenso, in Italia, avevo da fare qualcosa di importante: assistere mia madre
durante la sua agonia. E così, quando la sua situazione peggiorò ancora, e il cancro
invase tutto il corpo, non la lasciai più. I primi otto mesi di lutto per Alekos li ho
passati praticamente in camera di mia madre, ad aspettare la sua morte. Quando la
mamma è morta è stato terribile per me. Ho dovuto ripetere gli stessi gesti: vestirne
il corpo, metterla nella cassa, accompagnare quella cassa al cimitero, vederla calare
dentro un buco nero… E bisogna capire una cosa: Alekos e mia madre erano le due