Page 111 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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assicuro, è molto più drammatico. La guerra è un infanticidio rinviato di vent’anni.

          Guarda caso, tutti coloro che non accettano l’aborto accettano la guerra.            27


          La prima volta che restai incinta me ne spaventai, sì. Non per la gente! Per carità!
          Per me e per il bambino. Proprio come dico nel libro [Lettera a un bambino mai
          nato, N.d.R.]: avevo diritto o no di mettere una persona al mondo? E io avevo diritto

          o no di impormi una tale ancora? Ma poi superai queste incertezze. E quando le ebbi
          superate lui-lei prese la decisione di non nascere. Scelse di tornare nel nulla. E fu un
          gran  dolore.  È  sempre  stato  un  gran  dolore  per  me  perdere  i  miei  figli  non  nati.
          Perché uno muore due volte quando muore senza lasciar figli. È terribile essere una
          pianta senza fiori, un albero senza frutti, morire senza avere seminato anche te stessa.
          Spengersi  per  sempre.  Io  quando  scrivo  un  libro  lo  fo  sempre  nella  speranza  di
          lasciare un figlio quando morrò. Non penso mai se piacerà o non piacerà finché vivo.

          Finché  vivo,  ci  sono  io  che  faccio  tanto  fracasso  anche  se  sto  zitta  da  non  aver
          bisogno di bambini. Ma quando muoio, ecco, quando muoio vorrei proprio lasciare
          un bimbo vivo. Almeno di carta.       28


          Quando scrivo un libro […] dico: «Sono incinta d’un libro». Quando lo pubblico,

          dico: «Ho partorito un libro». E i miei libri li ho sempre chiamati «i miei bambini di
          carta». 29
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