Page 403 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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dell’Indipendenza.  (La  piazza  da  cui  nel  1859  i  patrioti   orentini  si
          mossero  per  indurre  gli  Asburgo-Lorena  ad  andarsene  via.)  Infatti,  caro

          Pisanu, lo scaricabarile della sgomentevole coppia Lei lo ha trasferito al
          Parlamento dove in sostanza ha chiesto all’opposizione il permesso di fare
          il suo dovere cioè di governare. E quando l’opposizione le ha rilanciato la
          palla, «veda-Lei, decida-Lei», ha indossato i panni del Ponzio Pilato. S’è
          rivolto  al  Consiglio  dei  Ministri,  gli  ha  chiesto  di  scegliere  tra  Gesù  e

          Barabba.  E  loro  hanno  scelto  Barabba.  Hanno  salvato  il  Forum,  hanno
          croci sso  Gesù  cioè  Firenze.  Quanto  a  Lei,  Fassino,  se  l’è  cavata
          sussurrando  «lasciamoci-alle-spalle-ogni-recriminazione,  ogni-rimprovero-

          reciproco, lavoriamo- insieme». In altre parole, con un cauto «Volemose
          bene». Volemose-bene?!? Ah…!
             Quanto il suo avversario mi ricorda Ponzio Pilato, tanto Lei mi ricorda i
          medici che stanno al capezzale di Pinocchio. «Se non è morto, è vivo. Se
          non è vivo, è morto.»

             Perbacco, non c’è proprio nessuno tra voi che dica pane al pane e vino
          al vino? Non c’è proprio nessuno che abbia un po’ di coraggio?
             Con rispetto parlando nel mucchio ci metto anche Lei, signor Presidente

          della  Repubblica.  Perché  Lei  non  viene  mai  rimproverato,  Eccellenza.  A
          Lei  non  viene  mai  rivolto  un  briciolo  di  critica.  Lei  è  come  l’Islam
          dell’Islam-Non-Si-Tocca.  Io,  invece,  La  tocco  eccome.  E  Le  dico:  mi
          dispiace  d’averLe  inviato  quella  letterina  di  congratulazioni  quando
          ricevette il prestigioso e impegnativo incarico. Mi dispiace perché Lei mi

          ha  proprio  deluso.  La  telefonata  che  feci  al  Quirinale  in  estate,  cioè
          quando  parlai  con  Sua  moglie,  era  un  grido  di  dolore  rivolto  a  Lei,
          Eccellenza. Un SOS diretto all’uomo che dovrebbe essere il babbo di tutti

          gli italiani, quindi anche dei  orentini. E Lei non si degnò nemmeno di
          richiamarmi cioè di domandarmi per quali ragioni fossi così preoccupata
          anzi disperata. Glielo ha impedito l’etichetta, forse? Che diamine! Non è
          mica Sua Maestà il Re d’Italia, sor Ciampi! È un presidente al servizio dei
          cittadini!  Per  questo  abbiamo  licenziato  la  monarchia,  per  questo  la

          teniamo  in  quel  bel  palazzo  che  apparteneva  ai  Savoia!  O  lo  ha
          dimenticato?  Bè,  i  Suoi  predecessori  non  lo  dimenticavano.  Se  avessi
          chiesto  l’aiuto  di  Pertini,  Pertini  avrebbe  fatto  fuoco  e   amme.  Fuoco  e

           amme!  Lei  invece  s’è  limitato  a  un  comodo  «Penso-che-non-vi-sia-
          italiano-cui-non-prema-il-patrimonio-culturale-di-Firenze».  Tutto  qui?!?
          Temeva forse d’o endere i bravi-ragazzi e i loro protettori (quei protettori
          cui deve il prestigioso e impegnativo incarico) a dire qualcosa di più anzi
          ad alzar la voce? E poi: non gliel’ha riferito nessuno che non si tratta solo

          di  italiani,  che  gomito  a  gomito  con  gli  italiani  ci  saranno  o  meglio  ci
          sono  i  teppisti  greci  e  baschi  e  danesi  e  olandesi  e  inglesi  e  francesi  e
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