Page 401 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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andavano i pilastri si son scoperti preziosi reperti medievali.) Quel
sindaco che in aprile de nì il Social Forum «un’occasione da non
perdere». Che in giugno tacciò di «fascisti» i comitati che vi si
opponevano. Che in agosto negò l’esistenza d’un referendum col quale tre
quarti dei orentini s’eran pronunciati contrari. E che in settembre, nel
corso d’un dibattito al Rondò di Bacco, blaterò: «Ho saputo che una nota
scrittrice orentina si dà un gran da are perché i no-global non vengano
a Firenze. Quella signora farebbe meglio a incontrarli, a vedere che bravi
ragazzi sono». (Bravi come a Seattle, a Washington, a Praga, a Montreal,
a Nizza, a Davos, a Göteborg, a Genova, a Barcellona, illustrissimo? Bravi
come quel «disubbidiente» che ha promesso non-sarà-una-manifestazione-
non-violenta? E a proposito: mi si racconta che sia pure obtorto collo Lei
stia esaminando la richiesta dei orentini cui piacerebbe dare alla Fallaci
un premio che da mezzo secolo viene attribuito solo ai comunisti russi o
cinesi o cubani eccetera. Insomma il Fiorino d’Oro.
Non si azzardi a darmelo, eh? Se si azzarda, glielo cco in gola.) Quel
presidente della Regione che non ne imbrocca mai una, che è il più
insigni cante individuo mai apparso in Toscana, e che tuttavia si crede il
granduca Ferdinando III o Leopoldo II. Come un granduca si dà un
mucchio di arie, frequenta le cene della defunta aristocrazia.
(Un’aristocrazia che nel 1938 ricevette Hitler con tutti gli onori, che al
Teatro Comunale lo applaudì no a spellarsi le mani.) Quel presidente
della Regione che lo scorso ottobre disse: «Il Social Forum è un’esigenza
costituzionale». Poi annunciò che sarebbe s lato col corteo a cui la pace
interessa da una parte sola, e dichiarò che «era disposto a vedermi».
(Disposto-a-vedermi, giovanotto?!? Toccava a me dire se fossi disposta a
vederla. E come le feci rispondere, non lo ero affatto.)
Parlo anche dei loro complici a destra e a sinistra. Dei loro compagni di
partito, dei loro compagnons-de-route verdi o bianchi o rossi o viola o
grigi, e dei loro avversari al governo. Cioè dei correi che per calcolo o per
convenienza, per furbizia o per viltà, in tutti questi mesi non hanno mai
mosso un dito. Che alla ne hanno aperto bocca solo per prestarsi allo
scaricabarile della sgomentevole coppia, al suo codardo cercarsi un alibi,
al suo pavido frignare «Tocca-al-governo-garantire-la-sicurezza. Con-la-
sicurezza-noi-non-c’entriamo». Vero, Pisanu? Vero, Fassino? Vi chiamo in
causa perché (è giunto il momento di spiattellarlo pubblicamente) una
volta tanto l’ahimè sindaco di Firenze non si sbagliava. Quella-signora se
lo dava davvero il gran daffare.
Con assoluta discrezione ossia senza con darmi con nessuno, senza
appoggiarmi ai giornali, senza esibirmi alle TV, per l’intera estate mi
sono battuta per impedire che i bravi-ragazzi venissero a Firenze. L’intera