Page 402 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
P. 402
estate! Disperatamente, incessantemente. E sebbene la sgomentevole
coppia non l’abbia voluta vedere, voi due vi ho visto.
Sebbene con la sgomentevole coppia non abbia voluto parlare, con voi
due ho parlato.
(Coi vostri prefetti, il prefetto di Roma e il prefetto di Firenze, pure. Più
volte.) E con ciascuno, quindi sia con la destra che con la sinistra, ho
incominciato il discorso così:
«Ascoltatemi bene. Le pugnalate nella schiena io non le tiro: combatto a
viso aperto. E a viso aperto vi dico che se non fermerete questa
insensatezza, io vi sputtanerò. Oh, se vi sputtanerò!». Poi vi ho ricordato
che Firenze non è Porto Alegre. Che nonostante gli oltraggi in ittile ogni
giorno dai gli d’Allah è la testimonianza vivente della nostra cultura.
Della nostra identità. Della nostra civiltà. Vi ho spiegato che difenderla è
praticamente impossibile, che le sue bellezze non stanno soltanto nei
musei: a Firenze ogni statua, ogni quadro, ogni palazzo, ogni strada, ogni
piazza, ogni vicolo, ogni pietra è un ostaggio. E vi ho fornito un esempio
storico. Vi ho raccontato che un secolo e mezzo fa, quando centinaia e
centinaia di facinorosi vennero da Livorno a Firenze per celebrarvi il loro
«Forum», anch’essi furono sistemati nella Fortezza da Basso. Ma da questa
si spostarono in piazza Santa Maria Novella, da piazza Santa Maria
Novella in via Tornabuoni, da via Tornabuoni in piazza della Signoria
cioè nel Centro Storico, dal Centro Storico in Oltrarno. In tutta la città. E
per oltre un mese vi rimasero a far nefandezze, distruggere, devastare,
picchiare.
Ve l’ho raccontato, sì. E con tutta la passione di cui son capace vi ho
supplicato d’intervenire, d’impedire il disastro. Io che non supplico mai
nessuno. Neanche il Padreterno. A Lei, Fassino, chiesi anche di sturare le
orecchie dei suoi alleati o rivali.
Di quello che parla con l’erre moscia, ad esempio, e di quello che sfoglia
la margherita per sapere se la quercia lo ama o non lo ama. A Lei, Pisanu,
chiesi anche di sturarle al cavaliere che anziché occuparsi del paese sta
sempre a rodersi sui suoi processi o a far merende all’estero. Che viaggia
più del Papa ed ora è a Mosca per mangiare il caviale con Putin, ora nel
Texas per mangiar la bistecca con Bush, ora a Ryad per bere il latte di
cammella col suo socio in a ari Al Walid, ora a Madrid per assistere al
matrimonio della glia di Aznar, ora a Tripoli per stringer la mano a quel
farabutto di Gheddafi.
Ma ne ricavai solo la promessa, pardon l’assicurazione, che il corteo a
sostegno di Saddam Hussein e degli iracheni da cui Saddam Hussein riceve
il cento per cento dei voti non sarebbe entrato nel centro storico. E, tre
giorni fa, la notizia che non sarebbe partito dalla gloriosa Piazza