Page 397 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
P. 397

libertà,  dell’uguaglianza.  Ci  ha  dato  un  sistema  che  è  lungi  dall’esser
          perfetto,  che  spesso  è  una  menzogna  ma  che  tutto  sommato  è  migliore

          degli  altri:  il  sistema  che  si  chiama  Democrazia.  Ha  compiuto
          straordinarie conquiste nel mondo della Scienza, ha eliminato malattie, ci
          ha procurato il benessere. Ha inventato strumenti che rendono la vita più
          facile e più intelligente, ci ha portato sulla Luna e su Marte. Meriti di cui
          la  cultura  islamica  non  può  certo  vantarsi.  Eppure  con  noi  occidentali

          sono  ancor  meno  tenera.  Ancor  più  feroce.  Sapete,  tutti  de niscono La
          Rabbia e l’Orgoglio un pamphlet.
             Un  saggio  politico,  un’invettiva,  un  pamphlet.  Io  lo  de nisco  una

          predica,  invece.  Anzi,  un  «J’accuse».  Una  requisitoria  simile  al J’accuse
          che  Émile  Zola  scrisse  nel  1898  per  l’A are  Dreyfus.  E  questa  predica,
          questa requisitoria, non l’ho diretta ai figli di Allah.
             (Tanto non sarebbe servita a nulla.) L’ho diretta a noi stessi. Alle nostre
          vigliaccherie, alle nostre ignoranze, alle nostre inadeguatezze, alle nostre

          pagliacciate, alle nostre miserie. La miseria del nostro sistema educativo,
          ad  esempio.  L’ignoranza  dei  nostri  insegnanti  e  dei  nostri  studenti.  Le
          vigliaccherie  e  le  pagliacciate  dei  nostri  politici.  Lo  squallore  e

          l’inadeguatezza dei nostri leader. Il bieco fascismo che si nasconde dietro
          il  falso  paci smo  dei  nostri  presunti  rivoluzionari.  (Gente  cui  manca
          soltanto il randello e la camicia nera.) E la licenza contrabbandata come
          libertà,  ossia  il  ri uto  di  capire  che  la  libertà  non  può  esistere  senza
          disciplina  anzi  autodisciplina.  Che  i  diritti  non  possono  esistere  senza

          doveri. Che, come diceva mio padre, ogni diritto porta in sé un dovere e
          chi non osserva i propri doveri non merita alcun diritto. Però c’è qualcosa
          che manca, nel mio piccolo libro. C’è un «J’accuse» che ho dimenticato. Ed

          oggi, in questo prestigioso deposito di cervelli, sento proprio il bisogno di
          riempire quel vuoto.
   392   393   394   395   396   397   398   399   400   401   402