Page 385 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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Eppure con la Francia non sono arrabbiata




             Il moscardino è una grave malattia del baco da seta. Se sei un baco da
          seta e ti viene il moscardino, muori nel giro d’una sola notte. È anche il

          nome di un avido roditore che appartiene alla famiglia dei gliridi e che si
          nutre di qualsiasi lerciume: il Muscardinus Avallanarius o Topuccio d’Oro.
          Inoltre è il nome d’un piccolo mollusco, per l’esattezza d’un piccolo polpo,
          buono  a  mangiarsi  fritto  come  un  nemico  di  terza  qualità.  (Basta

          marinarlo nell’uovo sbattuto, infarinarlo, gettarlo nell’olio che bolle a 280
          gradi.)
             Infine è il nome d’un antico chewingum, d’una pasticca a base di spezie,
          che  nel  Settecento  si  masticava  per  nascondere  l’alito  cattivo.  Ma,

          storicamente, è la traduzione della parola Muscadin: termine a bbiato ai
          nouveaux-riches della Jeunesse Dorée che nella seconda metà del 1794 e
          nel  1795  cioè  dopo  la  caduta  di  Robespierre  spopolavano  nei  salotti  di
          Parigi. In particolare, nel salotto di Madame Tallien. E che cantando la

          Reveille      du     Peuple        cioè       il Risveglio      del     Popolo      (l’inno      dei
          controrivoluzionari), bastonavano i giacobini.
             I  Muscadins  erano  tipi  eleganti,  leziosi,  soignés.  Non  a  caso  nel
          linguaggio  corrente  la  parola  ha  lo  stesso  signi cato  di  zerbinotto,

          bellimbusto,  dandy.  Portavano  i  capelli  lunghi  e  sciolti  sulle  spalle,  le
          cravatte verdi e annodate con un  occo grottesco, i pantaloni attillati e le
          scarpe  a  punta.  Parlavano  con  l’erre  moscia,  usavano  l’occhialetto,  si
          profumavano  no alla nausea con l’essenza di muschio, e per bastonare i

          giacobini si servivano d’un manganello simile al manganello con cui negli
          anni  Venti  e  Trenta  del  Millenovecento  le  squadracce  di  Mussolini
          avrebbero  bastonato  gli  antifascisti.  (Lo  de nivano  Le  Notre  Pouvoir
          Executif, Il Nostro Potere Esecutivo.)

             Finirono presto. Il popolo li disprezzava, il Direttorio li detestava, e la
          stessa Madame Tallien si stancò alla svelta di loro. Ma,  nché durarono,
          di male ne fecero parecchio.
             E non a caso. A guidarli c’era, col suo giornale «L’Orateur du peuple», il

          famigerato  Stanislaw  Louis-Marie  Fréron.  Figlio  del  Fréron  nemico  di
          Voltaire  e  degli  Enciclopedisti,  opportunista  e  voltagabbana  congenito,
          Stanislao  aveva  fondato  «L’Orateur  du  peuple»  quando  collaborava  con
          Danton  e  Marat.  Quale  membro  della  Convention  aveva  votato  per

          mandare  alla  ghigliottina  il  povero  Louis  XVI.  Quale  servo  del  Terrore
          aveva partecipato di persona ai massacri dei girondini e dei monarchici a
          Tolone e a Marsiglia. E del 9 Termidoro ossia della caduta di Robespierre
          era  stato  arte ce  insieme  all’infame  Barras.  Finì  presto  anche  lui.  E  in
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