Page 390 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
P. 390
Conduco una vita molto severa, mi piace star sola. Star sola mi consente
di fare ciò che voglio: scrivere, studiare. E poi il tempo passa così
velocemente. Me ne rimane poco e in quel poco non c’è posto per
esibizionismi che servono solo ad esaudire le altrui curiosità.
Perché sono qui, all’American Enterprise, dunque? Perché qui faccio ciò
che non ho fatto e non faccio in Europa? Semplice. Perché dall’11
settembre siamo in guerra.
Perché la prima linea di questa guerra è in America. Non in Europa.
Oggi come oggi l’Europa è in retrovia. Anche quand’ero corrispondente di
guerra preferivo stare in prima linea, non in retrovia, e qui non mi sento
nemmeno un corrispondente di guerra: mi sento un soldato. Il dovere d’un
soldato è combattere. Sono qui per combattere e per combattere questa
guerra ho un’arma speciale. Un’arma che non serve a sparare: serve a
pensare, far pensare, svegliare chi dorme. Cioè un libro. Un piccolo libro
(187 pagine) che si chiama The Rage and the Pride. Questo The Rage and
the Pride che in Europa ha fatto e fa tanto fracasso, ha provocato e
provoca reazioni tanto opposte. Da una parte quelli che lo amano, lo
riveriscono, gli cantano osanna. Dall’altra quelli che lo odiano, che lo
condannano, che lo insultano, e che vorrebbero bruciarlo insieme a me
come negli Anni Trenta i nazisti di Berlino bruciavano le librerie. «Brucia
la strega, bruciala. Ammazza l’eretica, ammazzala.»
Questo The Rage and the Pride che scoppiò all’improvviso, rubandomi al
romanzo che stavo scrivendo, e che da allora mi imprigiona con le sue
traduzioni, mi ossessiona col suo successo, mi schiavizza al punto di
mettermi addosso una sorta di risentimento.
A volte, di nausea. Questo The Rage and the Pride che partorii in poche
settimane, col raziocinio che viene dalla saggezza e tuttavia col candore
d’un bambino. Il bambino che nella aba di Grimm strilla: «Il re è nudo!».
(Sì: il re non porta neppure le mutande, nella aba di Grimm, ma i
cortigiani non fanno che lodare i suoi abiti: «Che bel mantello indossa
oggi, Maestà, che bei pantaloni». E il bambino strilla con candore: «Il re è
nudo!».)