Page 391 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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Il re è nudo e la mia arma di soldato è l’arma della verità. Una verità
che prende l’avvio dalla verità di cui ora vi leggo il seguente brano.
«Dall’Afghanistan al Sudan, dall’Indonesia al Pakistan, dalla Malesia
all’Iran, dall’Egitto all’Iraq, dall’Algeria al Senegal, dalla Siria al Kenia,
dalla Libia al Ciad, dal Libano al Marocco, dalla Palestina allo Yemen,
dall’Arabia Saudita alla Somalia, l’odio per l’Occidente cresce.
Si gon a come un fuoco alimentato dal vento, e i seguaci del
fondamentalismo islamico si moltiplicano come i protozoi d’una cellula
che si scinde per diventare due cellule poi quattro poi otto poi sedici
all’in nito. Chi non se n’è accorto, guardi le immagini che ogni giorno ci
vengono dalla televisione. Le moltitudini che inzuppano le strade di
Islamabad, le piazze di Nairobi, le moschee di Teheran. I volti inferociti, i
pugni minacciosi, i cartelli col ritratto di Bin Laden, i falò che bruciano la
bandiera americana e il fantoccio coi lineamenti di Bush. Chi non ci crede
ascolti i loro osanna al Dio-Misericordioso-e-Iracondo, i loro berci Allah-
Akbar, Allah-Akbar, Jihad-Jihad.
Altro che frange di estremisti! Altro che minoranze di fanatici! Sono
milioni e milioni gli estremisti, sono milioni e milioni i fanatici. I milioni e
milioni per cui, vivo o morto, Osama Bin Laden è una leggenda uguale
alla leggenda di Khomeini. I milioni e milioni che, morto Khomeini,
hanno ravvisato in lui il nuovo leader, il nuovo eroe. Sere fa vidi quelli di
Nairobi, luogo di cui non si parla mai. Gremivano la piazza più che a
Gaza o Islamabad, e a un certo punto il telecronista chiese a un vecchio:
«Chi è per te Osama Bin Laden?». «Un eroe, il nostro eroe!» rispose il
vecchio, felice. «E se muore?» «Ne troviamo un altro» rispose il vecchio,
sempre felice. «In altre parole l’uomo che di volta in volta li guida non è
che la punta dell’iceberg: la parte della montagna che emerge dagli abissi,
e il vero protagonista di questa guerra non è lui. È la Montagna.
Quella Montagna che da millequattrocento anni non si muove, non esce
dagli abissi della sua cecità. Non apre le porte alle conquiste della civiltà,
non vuol saperne di libertà e giustizia e democrazia e progresso. Quella
Montagna che nonostante le scandalose ricchezze dei suoi padroni, dei
suoi re, dei suoi principi, dei suoi sceicchi, dei suoi banchieri, (pensa
all’Arabia Saudita), vive ancora in una miseria da Medioevo. Vegeta
ancora nell’oscurantismo e nel puritanesimo d’una religione che sa
produrre solo religione. Quella Montagna che a oga nell’analfabetismo.
Quella Montagna che essendo segretamente gelosa di noi, segretamente
attratta dal nostro sistema di vita, attribuisce a noi la colpa delle sue