Page 364 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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cioè d’un soldato iracheno con lo stomaco vuoto. Io no.
             Eppure lunedì 4 marzo, alle 10 e quarantacinque, poco prima di  nire

          coi  tre  Marines  dentro  la  Nuvola  Nera,  catturai  ben  quattro  soldati
          iracheni.  Senza  dargli  né  un  sandwich  né  una  caramella,  e  senza
          ricavarne un goccio di gloria. Ecco come andò.
             Passata  Kafji,  su  un  rettilineo  dove  sostavano  venti  automezzi  della
          First Assault An bion, il sergente Christopher Grey (uno dei tre Marines)

          disse: «I must urinate.
             Devo urinare». E il Warrant Information O cer Eric Carlson aggiunse:
          «I do too. Io pure». Allora l’autista del camion fermò, e scesi con loro. Non

          esisteva neanche un cespuglio di licheni cui chiedere un po’ di privacy nel
          deserto  che  si  stendeva  ai  lati  della  strada,  ma  a  circa  duecento  metri
          avevo adocchiato un casotto di lamiera che sbucava dalle dune. E m’era
          parso  un  luogo  eccellente  per  risolvere  il  maggior  problema  che  una
          donna debba affrontare alla guerra: quello di fare pipì. Lo raggiunsi.

             Vi entrai. E stavo risolvendo il problema quando udii una voce roca che
          mugolava:
             «Bush!  Bush,  Bush!».  Alzai  lo  sguardo  e  dinanzi  a  me  c’erano  quattro

          uniformi  verde  bottiglia  cioè  quattro  soldati  iracheni.  Disarmati,  laceri,
          secchi.  I  soldati  più  secchi  che  avessi  mai  visto  dopo  il  poveretto
          intervistato  a  Kuwait  City,  il  più  anziano  teneva  le  braccia  sollevate  e
          piangeva.
             Bé,  piangenti  o  no,  secchi  o  no,  laceri  o  no,  disarmati  o  no,  s do

          chiunque a comportarsi con disinvoltura dinanzi a quattro soldati iracheni
          che  ti  sorprendono  mentre  fai  pipì  in  mezzo  al  deserto.  Invece  di
          a rontarli come avevano fatto gli intrepidi giornalisti dell’Independent e

          della televisione italiana, balzai in piedi.
             Scappai.  «Sergente  Grey!  O cer  Carlson!  There  are  four  Iraqi  who
          want  to  surrender  to  Bush  there  behind  the  dunes!  Ci  sono  quattro
          iracheni che vogliono arrendersi a Bush, laggiù dietro le dune!» «Really,
          davvero?» rispose il sergente Grey con indifferenza.

             «Jee, what a bore! Dio, che noia» rispose il Warrant Information O cer
          Carlson con fastidio. Poi chiamò quelli del First Assault An bion che non
          s’erano accorti di nulla, gli disse di andare a prenderli, e mi spinse verso il

          camion. «Let’s move, muoviamoci.
             It’s late, è tardi.»
             La ritirata degli iracheni dal Kuwait ebbe inizio domenica 24 febbraio
          quando la Polizia Segreta di Saddam Hussein se la svignò con gli ostaggi.
          Quella  vera  e  propria  però  si  svolse  la  sera  di  lunedì  25  quando  sul

          lungomare  della  capitale  si  formò  un  convoglio  lungo  circa  dieci
          chilometri,  composto  di  migliaia  di  veicoli.  (Tremila,  dicono  alcuni
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