Page 363 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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degli incendi, il dottor Bakr Amin è pessimista: «Tre anni, cara amica, tre
          anni.  Perché?  Semplice.  Quel  fuoco  non  è  stato  appiccato  da  una

          soldataglia  rozza  e  inesperta:  è  un  lavoro  compiuto  da  ingegneri  che
          conoscevano il proprio mestiere, da gente che ha collocato la dinamite nei
          punti  in  cui  si  trovano  le  valvole  di  sicurezza.  Cioè  a  trecento  o
          cinquecento  o  mille  metri  di  profondità.  Per  spegnere  bisogna  dunque
          trivellare  presso  ogni  pozzo  in   amme  un  altro  pozzo  inclinato,  vale  a

          dire diretto verso la valvola rotta, oppure un altro pozzo verticale che a
          un  certo  punto  diventa  orizzontale  e  raggiunge  la  valvola  rotta.  Poi
          bisogna  iniettare  in  quest’ultima  grosse  quantità  di  cemento,  otturare  il

          pozzo, e… E poiché i documenti relativi alla profondità delle varie valvole
          sono stati distrutti da quegli ingegneri, ci vorrà un mucchio di tempo per
          sostituirli attraverso i nostri calcoli.
             Senza contare che i nuovi pozzi andranno trivellati a poche centinaia di
          metri dai pozzi in  amme, che a quella distanza il calore è insopportabile,

          che dovremo dunque ra reddare ogni punto con getti d’acqua fredda, che
          sarà  necessario  diminuire  ogni  incendio  facendo  scoppiare  cariche
          esplosive sopra la bocca di ciascun pozzo, che intorno a ciascun pozzo il

          deserto è minato. Tre anni, cara amica, tre anni». Tre anni.
             «Che  cosa  ci  accadrà  in  quei  tre  anni?»  chiedo  al  dottor  Walter
          Vreeland,  direttore  dell’Environment  Project  nel  Bahrein.  «Non  lo  so»
          risponde il dottor Vreeland. «Però posso dirle che cosa ci accadrà fra tre
          mesi:  la  Nuvola  Nera  si  triplicherà  e  stagnerà  nell’atmosfera  con  due

          milioni di tonnellate di gas letali, l’energia solare si ridurrà del venti per
          cento,  la  temperatura  si  abbasserà  di  almeno  dieci  gradi  centigradi,  e
          avremo una mezza estate. Un’estate quasi fredda. L’unica speranza è che

          piova molto. Il vapore acqueo assorbe i gas, l’acqua li ruba all’atmosfera.
          Però li ruba per farli piovere sulla terra, impregnarne il suolo, e ha visto
          di  che  colore  era  la  pioggia  dell’altro  giorno?  Ha  sentito  che  sapore
          aveva?»  Annuisco.  «Sì,  dottor  Vreeland.  Era  pioggia  nera.  E  sapeva
          d’aceto.»

             Da ultimo il sogno di quasi tutti i giornalisti era quello di catturare un
          soldato  iracheno;  sport  iniziato  da  alcuni  corrispondenti  del  quotidiano
          inglese «The Independent» che ancor prima dell’attacco terrestre avevano

          incontrato nel deserto un gruppetto di disertori a amati, e perfezionato
          da  alcuni  inviati  della  televisione  italiana  che  dopo  l’attacco  terrestre
          s’erano  imbattuti  in  un  altro  gruppetto  da  rifocillare.  L’esca  essendo  il
          cibo  che  la  truppa  di  Saddam  Hussein  non  vedeva  da  sei  settimane,
          (quattro fette di pane al giorno e nient’altro), i più audaci si riempivano

          la  jeep  di  vettovaglie  e  andavano  verso  il  con ne  col  Kuwait  dove
          passavano ore a scrutar l’orizzonte in cerca d’una uniforme verde bottiglia
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