Page 34 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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Tangeri, Aisha era salita su un palco e, vestita d’un abito blu di Lanvin, a
          testa  nuda,  fece  un  discorso  che  incominciava  così:  «Io  so  bene  quali

          cattivi costumi e pregiudizi pesano su di noi ma noi dobbiamo respingerli.
          La cultura moderna ci chiama ed è indispensabile per la vita della nazione
          che  noi  imitiamo  le  sorelle  dell’Occidente  le  quali  contribuiscono,  col
          lavoro, al progresso dei loro paesi».
             Però,  mi  aveva  spiegato  il  giornalista  francese,  l’indomani  Sidi

          Mohammed  Tazi,  mandub  di  Tangeri,  ordinò  che  tutte  le  marocchine
          vestite con abiti europei fossero messe agli arresti: «Ciò che va bene per le
          principesse non va bene per le altre donne.

             Se le nostre donne si vestono con abiti occidentali, presto si metteranno
          a bere, poi a ballare, e poi la notte andranno a dormire sulla sabbia con
          gli  uomini».  E  quando  apparvero  le  fotogra e  di  Aisha  in  costume  da
          bagno sulla spiaggia di Rabat, mi aveva spiegato il giornalista francese,
          El Glaoui di Marrakesh le giudicò oltraggiose ed Aisha, coi suoi pantaloni

          da  cavallerizza,  le  sue  sottanine  corte  da  tennis,  i  suoi  dischi  di  Benny
          Goodman,  contribuì  non  poco  all’esilio  del  sultano  in  Corsica  e  poi  a
          Madagascar. Quando Aisha tornò, osannata da migliaia di donne, dovette

          fare  discorsi  assai  più  prudenti:  «L’emancipazione  delle  donne»  disse
          indossando  un  bel  barracano  «non  deve  essere  brusca  come  una
          operazione  chirurgica.  Il  velo  in  sé  ha  poca  importanza.  L’importante  è
          che una donna sia padrona di metterlo o no.»
             Il  capitano  Sabiha  Gokcen  è  ottimista.  È  ben  vero  che  in  Tunisia  le

          ragazze moderne si decolorano i capelli del biondo più giallo, ed hanno
          scoperto  James  Dean,  come  scrive  addolorato  il  settimanale  «L’Action»:
          ma  i  genitori  se  ne  vergognavano.  È  ben  vero  che,  a  Singapore,  le

          mussulmane riuscirono a far approvare, anni fa, una Carta della Donna la
          quale stabiliva che un mussulmano di Singapore non potesse avere più di
          una moglie per volta. Ma la Carta continua ad essere ignorata e Sahora
          Binte Almad, membro dell’assemblea delle donne di Singapore, ha dovuto
          chiedere al governo che  nalmente ci si decida a farla rispettare; e questo

          è  avvenuto  appena  poche  settimane  fa.  I  mussulmani  di  Singapore,  e
          della vicina Malesia, continuano tranquillamente a ignorarla. È ben vero
          che a Beirut le studentesse dell’American College portano i blue jeans ma

          non vanno al cinematografo con i loro compagni di scuola e un amico di
          Beirut  mi  ha  raccontato  il  seguente  colloquio  tra  due  studenti:  «Ma  tu,
          sposeresti una ragazza che è stata al cinematografo con un altro?». «No,
          credo proprio di no.» È ben vero che, in Nigeria, Zeinab Wali si permette
          una trasmissione settimanale alla radio durante la quale incita le donne a

          uscir fuori dalle case senza  nestre né sole e vedere quanto son belli gli
          alberi, le montagne e le farfalle. Ma quando la moglie di un ministro di
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