Page 338 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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a terrazza. Le  nestre sono chiuse, le porte sbarrate, i marciapiedi vuoti:
          perché?  Dove  sono   niti  gli  uomini  le  donne  i  vecchi  i  bambini  che

          sventolano bandiere nuove di zecca? Sono scappati o sono morti?
             No,  sono  nascosti.  Hanno  saputo  che  nella  zona  è  rimasto  un  soldato
          iracheno  al  quale  tre  improvvisati  miliziani  stanno  dando  la  caccia  e  ci
          vorrebbe  un  miracolo  per  stanarlo,  spiega  l’u ciale  saudita  che  ci
          accompagna.  Poi  impugna  il  fucile  mitragliatore,  lascia  il  pullman,  si

          accuccia  dietro  la   ancata  opposta  a  un  edi cio  sul  quale  trionfa  un
          immenso  ritratto  di  Saddam  Hussein,  e  ci  dice  di  fare  altrettanto:  una
          sparatoria  può  esplodere  da  un  momento  all’altro.  Obbediamo  di

          malavoglia, certi che il soldato iracheno esista solo nella sua fantasia, e
          dopo qualche minuto i tre miliziani appaiono sul tetto per stracciare una
          bandiera irachena. Falso allarme, non c’era che quella, ci informano con
          voce be arda. Poi scendono dal tetto, con l’aria di chi sta per compiere
          una  impresa  eroica,  si  piazzano  dinanzi  all’immenso  ritratto  di  Saddam

          Hussein,  ci  scaricano  sopra  i  caricatori,  e  il  miracolo  invocato  avviene.
          Una ad una le  nestre si aprono, le porte si spalancano, gli abitanti che
          credevamo morti o scappati si rovesciano sul marciapiede. Attraversano

          la strada, danno fuoco al ritratto di Saddam, quindi formano un corteo di
          automobili  e  strombettando  si  lanciano  verso  il  litorale.  Li  seguiamo
          chiedendoci in che luogo siano diretti, e il luogo dove sono diretti è uno
          spiazzo nel quale si svolgerà una specie di cerimonia in onore dei militari
          sauditi.

             Sono ormai le due del pomeriggio, dalla nuvola nera, il sudario di buio,
           ltra  un  debole  raggio  di  sole,  e  lo  spettacolo  che  ora  si  svolge  sotto  i
          nostri occhi è ancora più assurdo di quello che stamani abbiamo visto alla

          periferia. Quasi tutti hanno un mitragliatore o una rivoltella, e chi non ha
          né il mitragliatore né la rivoltella ha un Rpg.
             Chi  non  ha  un  Rpg  ha  una  mitraglia  antiaerea  da  50  mm  e  con
          quell’arsenale  di  armi  che  secondo  alcuni  sono  le  armi  lasciate  dagli
          iracheni, secondo altri armi che vengono dai membri della resistenza, si

          mettono a sparare: a sprecare le munizioni che non hanno usato contro
          gli iracheni. E nessuno che li fermi. Nessuno che gli dica basta, rischiate di
          ammazzare  qualcuno.  Il  fatto  è  che  non  c’è  nessuno  per  dirgli  basta,

          fermarli. Da quarantott’ore, cioè da quando gli iracheni se ne sono andati
          col  loro  bottino,  la  città  è  completamente  abbandonata  a  se  stessa.
          L’emiro Jabel Al Amad Al Sabah è rimasto con le sue mogli e i suoi  gli e i
          suoi soldi nell’esilio dorato che re Fahd gli ha o erto a Taif, i suoi ministri
          lo  stesso,  e  neanche  un  cane  ha  provveduto  a  instaurare  un  governo

          provvisorio o un comitato che provveda a fornire una qualsiasi autorità.
             Gli americani e gli occidentali che per non farsi tacciar da invasori si
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