Page 244 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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che perdere l’Iran significherebbe perdere tutto.
             Mi sono spiegato bene?


             Perfettamente. E atrocemente. Perché lei parla della Terza guerra mondiale
          come di una eventualità più che prossima, maestà.

             Ne parlo come di una cosa possibile con la speranza che non si verifichi.

          Come  una  eventualità  prossima  vedo  piuttosto  una  piccola  guerra  con
          qualche  vicino.  In  fondo  non  abbiamo  che  nemici  alle  nostre  frontiere.
          Non c’è solo l’Iraq a tormentarci.


             E  i  suoi  grandi  amici,  maestà,  cioè  gli  Stati  Uniti,  sono  geogra camente
          lontani.

             Se mi chiede chi considero il nostro migliore amico, le rispondo: gli Stati

          Uniti tra gli altri. Perché gli Stati Uniti non sono i soli nostri amici: sono
          molti i paesi che ci mostrano amicizia e credono in noi, nell’importanza
          dell’Iran.  Ma  gli  Stati  Uniti  ci  comprendono  meglio  per  la  semplice

          ragione  che  hanno  troppi  interessi  qui.  Interessi  economici  e  quindi
          diretti, interessi politici e quindi indiretti… Ho appena detto che l’Iran è
          la chiave o una delle chiavi del mondo. Mi resta solo da aggiungere che
          gli Stati Uniti non possono chiudersi dentro i con ni del loro paese, non
          possono tornare alla dottrina Monroe. Sono costretti a rispettare le loro

          responsabilità verso il mondo e quindi a curarsi di noi. E ciò non toglie
          nulla alla nostra indipendenza perché tutti sanno che la nostra amicizia
          con gli Stati Uniti non ci rende schiavi degli Stati Uniti. Le decisioni sono

          prese  qui,  a  Teheran.  Non  altrove.  Non  a  Washington,  per  esempio.  Io
          vado d’accordo con Nixon come andavo d’accordo con gli altri presidenti
          degli Stati Uniti: ma posso continuare ad andarci d’accordo solo se sono
          certo che egli mi tratta come un amico. Anzi un amico che tra pochi anni
          rappresenterà una potenza mondiale.


             Gli Stati Uniti sono anche buoni amici di Israele e, negli ultimi tempi, lei si è
          espresso  assai  duramente  verso  Gerusalemme.  Meno  duramente  verso  gli

          arabi, invece, coi quali sembra che voglia migliorare i rapporti.

             Noi basiamo la nostra politica su princìpi fondamentali e non possiamo
          accettare  che  un  paese,  in  questo  caso  Israele,  si  annetta  territori
          attraverso  l’uso  delle  armi.  Non  possiamo  perché,  se  il  principio  è

          applicato  agli  arabi,  un  giorno  potrebbe  essere  applicato  a  noi.  Mi
          replicherà che è sempre stato così, che i con ni sono sempre cambiati in
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