Page 150 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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parcheggiata  presso  il  cancello,  si  mise  al  volante  e  partì  tutto  solo
          imboccando la strada che porta in città. Dissi: «Sembrava Hussein quello

          lì».
             Risposero: «Era Hussein». Esclamai: «Ma come? Se ne va senza scorta,
          indifeso, così?». Risposero: «Sempre».
             Che  sia  coraggioso  è  per no  assurdo  sottolinearlo.  Lo  è  in  modo
          temerario, irritante.

             Nel 1967, quando gli israeliani avanzavano sulla Giordania, fu l’unico
          capo di Stato che si recò al fronte. Da solo, con la sua jeep. I suoi soldati
          scappavano, laceri, e lui andava avanti: sotto il  schio delle bombe e dei

          mortai. Nel gennaio scorso, quando gli israeliani passarono il con ne ad
          El Sifa e attaccarono con cinquanta carri armati, corse laggiù e si mise a
          seguir la battaglia.
             Certe cose le facevano i condottieri del passato, oggi neanche i generali
          partecipano  ai  combattimenti.  Sicché  non  puoi  non  concludere  che  il

          pericolo  sico gli piaccia. Ed insisto sulla parola  sico: che è il suo grande
          limite,  come  nei  tori.  Gli  stessi  sport  che  pratica  rappresentano  un
          pericolo  sico e basta. Si diverte a gettarsi col paracadute, a spengere i

          motori  dell’elicottero  e  lasciarlo  cadere  giù  per  riprenderne  all’ultimo
          momento  il  controllo,  a  correre  con  la  sua  Porsche   no  a  300  all’ora  e
          passa, a fare acrobazie sconsiderate col suo jet Hawker Hunter.
             Un tempo amava anche travestirsi da tassista e cercare clienti, di notte,
          per le vie di Amman, poi chiedergli cosa pensassero del nuovo re. Ora si

          contenta  di  andare  da  Nasser,  cioè  colui  che  gli  aveva  organizzato  lo
          scherzo dei Mig. E di andarci col pistolone.


             Maestà,  noi  italiani  abbiamo  un  proverbio  che  nel  suo  caso  va  rovesciato
          così: dai nemici mi guardi Iddio, dagli amici mi guardo io. Ma è sicuro che quel
          pistolone basti a garantire la sua sicurezza?

             Gli occidentali temono sempre che io venga ammazzato. La prima cosa

          che mi chiedono è: ma lei non ha paura d’essere ammazzato? No, non ci
          penso neanche. Lo giuro. Ho visto la morte in faccia tante di quelle volte
          che ormai sono abituato al rischio come al giorno e alla notte. Del resto,

          se mi lasciassi ossessionare dall’idea della morte, non uscirei più di casa e
          non mi sentirei sicuro neanche lì. Sono un arabo, credo nel fato: sia fatta
          la volontà di Dio e, se deve succedere, succederà.

             Tutti coloro che si divertono col rischio fisico parlano di fatalismo, maestà.


             No, non è vero che il rischio mi piaccia: nessuna persona intelligente
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