Page 149 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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filo.
             Tu dici Hussein e dici attentati: ormai gli attentati alla sua vita non si

          contano più.
             Congiure, pistolettate, bombe, veleno. Lui stesso ha scritto in un libro:
          «Così numerosi e vari e costanti sono stati i complotti contro di me che a
          volte mi sento come il protagonista di un romanzo poliziesco».
             La  prima  volta,  è  noto,  successe  quando  aveva  sedici  anni  e  gli

          ammazzarono  sotto  gli  occhi  il  nonno:  re  Abdulla.  Fu  sulla  soglia  della
          moschea di Aksa, a Gerusalemme, e i colpi di rivoltella non furon sparati
          solo contro Abdulla: uno raggiunse anche lui, dritto al cuore. Lo salvò una

          pesante  medaglia  che  il  nonno  gli  aveva  appuntato  sull’uniforme:  la
          pallottola vi si schiacciò contro.
             L’episodio dei Mig siriani è invece del 1958. Volava col suo aereo verso
          l’Europa:  lo  attaccarono  in  due  e  se  la  cavò  grazie  alla  sua  abilità  di
          pilota,  buttandosi  in  picchiata  e  poi  rialzandosi,  cambiando  rotta  a  zig

          zag, rischiando di andare a fracassarsi sui monti e sui poggi.
             Nel 1960 tentarono di farlo fuori con un sistema più insidioso. Gli era
          venuta una sinusite e il medico gliela faceva curare con gocce nel naso.

          Un  giorno  Hussein  aprì  una  boccetta  nuova  e  una  goccia  gli  cadde  sul
          lavabo,  il  lavabo  cominciò  a  friggere,  e  al  posto  della  goccia  apparve
          presto un buco: qualcuno aveva sostituito la medicina con acido solforico.
          E che dire del servo che tentò di pugnalarlo mentre dormiva? O del cuoco
          che  gli  metteva  veleno  nel  cibo?  Se  ne  accorsero  perché  l’u ciale  di

          ordinanza  faceva  assaggiare  il  cibo  ai  gatti  di  palazzo  reale  e  questi
          morivano. E la bomba piazzata nell’u cio del suo primo ministro, Hazza
          Majali,  il  giorno  in  cui  Hussein  doveva  recarsi  da  lui  in  visita?  Hussein

          non morì perché la bomba esplose in anticipo ammazzando solo il primo
          ministro ed altre otto persone. E le quattro ra che di mitra contro quella
          che sembrava la sua automobile ed era invece l’automobile dello zio? E la
          rivolta militare organizzata dal comandante supremo del suo esercito, Abu
          Nuwar?

             Le truppe s’erano accasermate a Zerqa, Hussein saltò su una jeep e le
          raggiunse.  Sceso  dalla  jeep,  si  vide  puntare  addosso  una  rivoltella:
          stavolta si salvò perché fu più svelto dell’altro a sparare. Gira sempre con

          una  Colt  38  in lata  nella  cintura,  quando  va  a  letto  la  sistema  sotto  il
          guanciale.
             Perché questo è il fatto più straordinario di Hussein: più la sua vita è in
          pericolo, più lui si espone. Il giorno in cui sbarcai ad Amman, notai sulla
          pista un giovanotto tarchiato e ba uto che assomigliava molto a Hussein.

          Il  giovanotto  aiutò  una  giovane  signora  e  due  bambini  a  salire  su  un
          aereo  di  linea,  diretto  a  Londra,  poi  si  diresse  verso  una  Mercedes
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