Page 129 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
P. 129

compreso.  Del  resto  si  faceva  poco:  riunioni  di  cellula,  corsi  politici,
          manifestazioni represse dai soldati giordani».


             ORIANA FALLACI. Come eri entrata in contatto con quel movimento?

             RASCIDA  ABHEDO.  A  scuola.  Cercavano  adepti  fra  gli  studenti.  Poi
          venne  il  1967:  l’occupazione  di  Gerusalemme,  di  Gerico,  del  territorio  a

          est del Giordano. Io in quei giorni non c’ero, ero nel Kuwait: insegnavo in
          una scuola media di una cittadina sul Golfo. C’ero stata costretta perché
          nelle  scuole  della  Giordania  c’era  poca  simpatia  pei  maestri  palestinesi.

          L’occupazione di Gerusalemme mi gettò in uno stato di sonnolenza totale.
          Ero così morti cata che per qualche tempo non vi reagii e ci volle tempo
          perché  capissi  che  agli  altri  paesi  arabi  non  importava  nulla  della
          Palestina,  non  si  sarebbero  mai  scomodati  a  liberarla:  bisognava  far
          questo da soli. Ma allora perché restavo in quella scuola a insegnare ai

          ragazzi? Il mio lavoro lo amavo, intendiamoci, lo consideravo alla stregua
          di  un  divertimento,  ma  era  necessario  che  lo  abbandonassi.  Mi  dimisi  e
          venni  ad  Amman  dove  mi  iscrissi  subito  al  primo  gruppo  di  donne

          addestrate  dall’FPLP.  Ragazze  tra  i  diciotto  e  i  venticinque  anni,
          studentesse o maestre come me.
             Era il gruppo di Amina Dahbour, quella che hanno messo in prigione in
          Svizzera per il dirottamento di un aereo El Al, di Laila Kaled, che dirottò
          l’aereo della TWA, di Sheila Abu Mazal, la prima vittima della barbarie

          sionista.
             La  interruppi:  anche  questo  nome  m’era  familiare  perché  ovunque  lo
          vedevi  stampato  con  l’appellativo  di  eroina  e  sui  giornali  occidentali

          avevo  letto  che  era  morta  in  circostanze  eccezionali.  Chi  diceva  in
          combattimento, chi diceva sotto le torture.

             Rascida, come morì Sheila Abu Mazal?


             Una  disgrazia.  Preparava  una  bomba  per  un’azione  a  Tel  Aviv  e  la
          bomba scoppiò tra le sue mani. Perché?


             Così. Raccontami degli addestramenti, Rascida.

             U a.  Eran  duri.  Ci  voleva  una  gran  forza  di  volontà  per  compierli.
          Marce, manovre, pesi. Sheila ripeteva: bisogna dimostrare che non siamo
          da meno degli uomini! E per questo in fondo scelsi il corso speciale sugli

          esplosivi. Era il corso che bisognava seguire per diventare agenti segreti
          e, oltre alla pratica degli esplosivi, prevedeva lo studio della topogra a,
   124   125   126   127   128   129   130   131   132   133   134