Page 124 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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guerriglia se non tormento, disturbo, logorio di nervi, piccolo danno? In
          guerriglia  non  si  usa  la  forza  bruta,  si  usa  il  cervello.  Specialmente  se

          siamo poveri come noi del Fronte. Pensare a una guerra normale sarebbe
          stupido  da  parte  nostra.  L’imperialismo  è  troppo  potente  e  Israele  è
          troppo forte. Ha generali di prima classe, e Phantom, e Mirage, e soldati
          addestrati  egregiamente,  e  un  sistema  che  può  mobilitare  trecentomila
          soldati. Combatter loro è come combattere l’America: un popolo debole e

          sottosviluppato come il nostro non può a rontarli a faccia a faccia. Siamo
          seri!  Per  distruggerli  bisogna  dare  un  colpetto  qui,  un  colpetto  là,
          avanzare passo per passo, millimetro per millimetro, per anni, decine di

          anni, determinati, ostinati, pazienti. E coi sistemi che abbiamo scelto. Che
          sono  sistemi  intelligenti,  creda:  lei  se  la  sente  proprio  di  viaggiare  con
          aerei della El Al? Io non me la sentirei. Oh, mi sembra scandalizzata!

             Lo sono, dottor Habash.


             E ne ha tutto il diritto. Ha tutto il diritto di opporsi. Ma io non posso
          permettermi il lusso di considerare le sue idee, i suoi sentimenti: sarebbe

          come  se  volessi  fare  un’operazione  chirurgica  senza  provocar  sangue.  A
          me  non  interessa  il  suo  giudizio,  anche  se  a  suo  modo  è  giusto,  a  me
          interessa il giudizio della mia gente. E sapesse cosa prova la mia gente
          ogni volta che ogni operazione riesce! Il morale va alle stelle. Tanto voi vi
          scandalizzate, tanto loro si rinfrancano.


             Ma  di  operazioni  militari  non  ne  fate  mai?  Quelle  dove  si  rischia  non  la
          galera ma la vita?


             Eccome. L’ottantacinque per cento dell’attività militare dentro Israele si
          deve  a  noi,  non  ad  Al  Fatah.  Nella  zona  di  Gaza,  ad  esempio,  noi
          conduciamo  la  stragrande  maggioranza  degli  attacchi,  e  nel  resto  del
          territorio occupato si agisce per il cinquanta per cento. A Gaza abbiamo

          sostenuto  anche  una  battaglia  che  lo  stesso  Moshe  Dayan  testimoniò  e
          de nì la peggiore fra quante ne erano avvenute all’interno. La battaglia
          al  campo  di  Madazi.  E  poi,  quotidianamente,  un  carro  armato  distrutto

          qui,  un  soldato  ucciso  là,  un  traditore  giustiziato.  Giorni  fa  abbiamo
          scoperto  una  spia,  l’abbiamo  condannata  a  morte  e  abbiamo  compiuto
          l’esecuzione nel villaggio di Al Nousseirat. Si chiamava Youssef Kokach e
          diceva d’essere un uomo d’affari arabo, un mercante.
             Invece  era  un  alto  u ciale  dell’esercito  israeliano.  Il  mese  scorso  un

          compagno  ha  attaccato  da  solo  un  ristorante  frequentato  dai  militari
          israeliani.  È  morto,  ma  prima  di  morire  ha  ammazzato  più  di  venti
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