Page 46 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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«Puttana democrazia ma democrazia...


                Puttana democrazia ma democrazia...».



                Ha citato Alekos Panagulis. Ciò solleva un tema che altrimenti

                non oserei toccare, ed ecco. Della sua vita personale si sa ben
                poco. Al massimo si conoscono le invenzioni, le false illazioni,

                le presunte supposizioni che Lei non si cura neanche di
                smentire. Su Alekos e sul vostro amore, però, ha scritto il

                romanzo «Un uomo». E si sa tutto. O meglio: tutto tranne il
                motivo per cui non ha più messo piede in Grecia. Perché non ha

                mai rivelato il motivo di questa scelta?



                Perché è un motivo che nasce dalle troppe cose indegne,
                spregevoli e indegne, avvenute dopo la sua morte. Cose di cui

                m'ha sempre ripugnato parlare e di cui spero di non esser mai
                costretta a parlare dando i nomi dei protagonisti. Ad esempio la

                storia dell'anello che alla morgue mi tolsi ed infilai al suo dito
                mentre una voce sconvolta dall'idea che il costoso oggetto

                finisse sottoterra protestava: «Ta diamanta, no! Ochi, no!». Era
                un anello, una fedina, di brillanti. Nei mesi successivi la salma

                di Alekos venne riesumata, non so perché. Dinanzi agli occhi
                inorriditi dei testimoni il costoso oggetto venne recuperato, ed

                anche per questo giurai che in Grecia non sarei tornata mai più.

                Un giorno l'aereo sul quale viaggiavo rientrando da Hong Kong
                si fermò ad Atene tre ore e, nell'attesa che ripartisse, i
                passeggeri scesero. Si trasferirono in una saletta dell'aeroporto.

                Io no.



                Per non posare i miei piedi sul suolo greco, rimasi a bordo.
                Sola. Infatti sulla tomba di Alekos non ho mai portato un

                fiorellino. Ogni Primo Maggio, cioè ogni anniversario della sua
                morte, gli ho spedito trentasette rose rosse: sì. (Aveva

                trentasette anni quando lo uccisero). Ma quel fiorellino non




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