Page 45 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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include le Olimpiadi, le gare, le partite di calcio cui gli italiani
                tengono tanto. E saremmo tutti identici come automobili uscite

                da una catena di montaggio. Il guaio è che la democrazia aiuta
                gli ignoranti e i presuntuosi a negare questa verità, questa

                evidenza.



                Li aiuta col voto che si conta ma non si pesa, cioè col suo
                affidarsi alla quantità non alla qualità.



                Li aiuta con la retorica e la demagogia e il populismo. Risultato,
                qualsiasi marrano o qualsiasi incapace può presentarsi candidato

                e venire eletto.



                Magari con una valanga di voti. E visto che molti esseri umani
                non sono Leonardo da Vinci o San Francesco, a rappresentare

                l'elettorato sono spesso gli incapaci e i marrani. Infatti chi, se
                non loro, è il primo responsabile della catastrofe che stiamo

                vivendo? Chi, se non loro, sta consegnando, ha consegnato la
                nostra civiltà a una non-civiltà?



                Sì, ma è un ben triste giudizio quello suo e di Alexis de

                Tocqueville...


                Lo è perché dimostra che i limiti della democrazia sono i nostri

                limiti. Che le sue bugie sono le nostre bugie. E toglie speranza.
                Come me la cavo dunque con chi mi rimprovera di non fornire

                una risposta, di non suggerire una soluzione? Guardi, non me la
                cavo affatto. Io posso soltanto raccomandargli di non tacere, di

                non avere paura, di non rassegnarsi, di non farsi lavare il
                cervello. E poi posso ricordargli le parole di Alekos Panagulis.

                Appena uscito dal carcere di Boiati dove per cinque anni era
                rimasto in una minuscola cella con la sua condanna a morte,

                Alekos volle rivedere il Partenone. Lo portai a rivedere il

                Partenone, qui scoppiò in singhiozzi, e singhiozzando ripeteva:




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