Page 191 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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«Le condizioni dell'esercito iracheno erano talmente patetiche
che perfino l'esercito italiano avrebbe potuto prenderlo a calci
nel culo». Ma preferii non infierire. Comunque fui contenta, sì,
che vincesse Bush. E con Bush, sua moglie Laura che
assomiglia tanto alla nostra mamma. Infatti quel giorno disfeci
le valige posate per terra e a Nivatoputapu non pensai più.
Eppure la scorsa estate disse che Bush non è un'aquila.
No, non lo è. Ma a volte bisogna accontentarsi di ciò che offre
la piazza. E sa che aggiungo? A me non è mai andato bene nulla
di ciò che dice Kissinger, e insieme a Lei la scorsa estate l'ho
servito di barba e capelli. Ma quando lo incontrai alla Casa
Bianca per fissare la data della famosa intervista mi disse una
cosa su cui è il caso di riflettere. Mi disse: «Un leader non ha
bisogno d'essere intelligente. Ha bisogno d'essere forte, deciso,
energico.
A un leader non serve essere un genio. Serve essere risoluto,
determinato. All'occorrenza, caparbio».
Bè, secondo me Bush lo è più di quanto sembri.
Anche senza essere un'aquila. Nonostante i suoi errori ha tenuto
e per ora tiene testa al Mostro e a parte Blair non vedo nessun
altro, in Occidente, che difenda come lui l'Occidente.
E quando superò la stanchezza dell'anima che aveva provocato
quei cedimenti? Quando ritrovò del tutto sé stessa?
Quando accadde ciò che accadde per la morte di Arafat. Quando
una certa Italia si abbandonò ai piagnistei per Arafat,
all'apoteosi di Arafat. Manco fosse morto Garibaldi. Non era
morto Garibaldi.
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