Page 194 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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bilancio dell'Autorità Palestinese per mandarli alla consorte che
lo aveva piantato per stare a Parigi. Il fatto è che di quel
patrimonio nessuno riuscirà mai a recuperare tutto, e sa qual è il
motivo principale? È che i codici veramente segreti li conosceva
lui e basta. A memoria. Così quando perse conoscenza anch'essi
andarono perduti. Ah! Ci vorrebbe Shakespeare per raccontar
bene la squallida morte di Arafat. Quel coma interminabile.
Quei tubi che lo tenevano in vita solo per dare ai nemici di Suha
il tempo necessario a risolvere la rissa finanziaria. Ma sa quale
sarebbe la parte più tragica di questa storia? Il cervello di Arafat
che si spenge e spengendosi dissolve tutti i numeri segreti, tutti i
nomi falsi, tutti i codici che soltanto lui conosceva. E per ogni
numero, ogni nome, ogni codice, una fila interminabile di morti.
Le creature che egli aveva ucciso o fatto uccidere.
Israeliani, palestinesi, italiani, inglesi, francesi, americani...
Comunque ciò che mi indusse a superare la stanchezza
dell'anima, a ritrovare me stessa, non fu questo.
Che cosa fu?
Fu il lago di lacrime che in Italia vidi versare per lui. Ed anche
l'apoteosi che gli tributò il Parlamento quando al solo udire il
nome di Arafat tutti scattarono in piedi applaudendo come se si
parlasse davvero di Garibaldi. E poi i funerali in Egitto.
Perché invece di ignorarli, i funerali dell'uomo che aveva
portato il terrorismo anche a casa, palazzo Chigi e il Quirinale e
il Viminale e la Farnesina si preoccuparono di mandare una
persona che rappresentasse ufficialmente l'Italia. E per
rappresentare ufficialmente l'Italia scelsero la seconda autorità
dello Stato cioè il presidente del Senato che non c'entrava
affatto. Che di Arafat non era mai stato (graziaddio) un
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