Page 168 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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Woop! E del matrimonio-gay che ne pensa?
Mah... In qualsiasi società, in qualsiasi angolo della Terra, in
qualsiasi paese esclusa la Spagna di Zapatero, il matrimonio è
l'unione di un uomo e di una donna. Tale rimane anche se da
quell'unione non nascono figli. Così capisco i resultati del
referendum che in dodici Stati americani si è concluso con la
vittoria schiacciante del No, insomma con un assordante rifiuto
del suddetto matrimonio. Non capisco, invece, perché in una
società dove tutti possono convivere liberamente cioè senza dar
scandalo, senza essere condannati o considerati reprobi, gli
omosessuali sentano l'improvviso e acuto bisogno di sposarsi
davanti a un sindaco o a un prete. Magari con l'abito bianco, il
mazzolino di fiori in mano, e lo spettro del divorzio che costa
un mucchio di tempo e un mucchio di soldi. Spero che sia
un'isteria temporanea, un capriccio alla moda, una forma di
esibizionismo o di conformismo.
Perché, se non lo è, si tratta d'una provocazione legata alla
pretesa di adottare i bambini e sovvertire il concetto biologico di
famiglia. Insomma d'una intimidazione. Non mi piacciono le
provocazioni, non mi piacciono le intimidazioni. Gira e rigira,
sono sempre di natura politica. E in tal caso a quei fidanzati,
quelle fidanzate, dico: accontentatevi del sacrosanto diritto che
il mondo civile riconosce a chiunque. Il diritto di amare chi si
vuole, come si vuole.
Disse anche questo a Pasolini?
Ma no. Ovvio che no: eravamo nel 1975. Trent'anni fa ai
matrimoni e alle adozioni-gay non ci pensava nessuno. Gli
omosessuali non avevano mica il potere che hanno oggi. Non
costituivano mica una forza elettorale, non contavano mica
politicamente.
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