Page 124 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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aria pulissero il tragitto cioè preparassero la strada alla truppa.
Ce li mandavano accompagnati dai mullah che su un cavallo
bianco, a debita distanza, li spronavano agitando una spada di
latta e una gran chiave di cartapesta.
La chiave del Djanna, del Paradiso. E di nuovo m'ero chiesta:
possibile? è dunque così forte, così irresistibile, il potere che il
Mostro esercita su coloro che sottomette? Ma come fa a
dominarli fino a ottenebrare l'impulso di protezione che
qualsiasi animale, anche una iena o un pescecane, ha verso i
propri figli?
L'Apocalisse parla anche di un altro mostro. «Dopo il Mostro
che saliva dal mare» scrive l'evangelista Giovanni «vidi un
mostro che saliva dalla terra. Una bestia con due corna uguali
alle corna d'un agnello e la voce uguale alla voce d'un drago. E
la Bestia prese a esercitare il potere per conto del Mostro.
Costringeva gli abitanti della terra ad adorarlo come si adora
un dio, ordinava di erigergli statue, ed era capace di grandi
miracoli. Ad esempio il miracolo di far scendere il fuoco dal
cielo. In tal modo ingannava la gente, la convinceva ad
uccidere chi non erigeva le statue, chi non adorava il Mostro
come si adora Dio, e a tutti imprimeva un marchio sulla fronte
e sulla mano destra. A tutti. Ricchi e poveri, grandi e piccoli,
liberi e schiavi. Nessuno poteva vendere o comprare, se non
aveva il marchio. E chi riusciva a non averlo moriva ucciso».
Sì. Il marchio dei collaborazionisti. La Bestia che in buona o
cattiva fede aiuta il Mostro. L'Europa che chiamo Eurabia,
l'Occidente che divorato dal cancro morale fa il gioco
dell'Islam. Rassegnato, soggiogato, pavido. Rifarsi
all'Apocalisse sembra un gioco intellettuale, vero? Sembra un
trucco letterario, una fantasia da scrittori, una fiaba.
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