Page 109 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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l'occhietto all'Islam perché sperano di gestire il prossimo
Comintern del nazi-islamismo. Ma forse non è il caso di
preoccuparsi. Valgono così poco. Prima o poi si dissolveranno
per mancanza di identità.
E dei neo-squadristi che pretendono di viaggiare gratis sui
treni, che alzano i cartelli con la scritta «Italia uguale
Guantanamo», che si coprono la faccia coi passamontagna
disegnati dagli stilisti eccetera, cosa pensa?
Penso che di loro, invece, bisogna preoccuparsi molto.
Assomigliano davvero ai giovani che militavano nella Hitler
Jugend e nella Repubblica di Salò. Mi ricordano troppo gli
imberbi repubblichini che col calcio del fucile si divertivano a
spaccare i denti di mio padre torturato da Mario Carità. Stessi
slogan, stesse voci. Stessi sguardi, stesse espressioni.
Penso che per loro si debba tenere gli occhi ben aperti. Del resto
gli occhi ben aperti io li tengo anche per gli apparentemente
innocui mocciosi secondo i quali l'esecuzione d'una afgana con
le unghie smaltate va vista come «un comportamento diverso e
basta». O quando ammirano il Feroce Saladino e barano sulle
Crociate. E non mi risponda che i ragazzi eccedono sempre, che
gli estremismi appartengono alla gioventù, che a sedici o a
diciassett'anni anch'io ero un tipo da pigliar con le molle. Lo
ero, sì. Al Liceo dove finita la guerra ero tornata carica di
puerili utopie dirigevo una stupida Unione Studenti che avevo
fondato per cambiare il mondo, organizzavo stupidi sit-in contro
i professori, e una volta ostacolai perfino un loro sciopero
sacrosanto. Persuasi i miei compagni di classe a restar nell'aula
con la cattedra vuota, costrinsi il preside a mandarci un
supplente, e appena arrivato questi esclamò: «Figuriamoci se
dietro questa carognata non c'eri tu, mascalzona!».
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