Page 9 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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all'ottavo mese di gravidanza.
«Detesto cenar con gli attori e anche farci solo merenda»,
appunta. Ciò che esce dalle labbra della Spaak, secondo il
parere della Fallaci, è un'agghiacciante diatriba». Lancia troppi
anatemi. Oriana non le perdona di avercela tanto con i suoi
genitori: «I genitori vanno amati, Catherine. Vanno amati
perché ci hanno messo al mondo». È una predica la sua, un
sermone, un'invettiva. «Senta, Catherine: ma è capace di
gratitudine, lei?» Al momento dei saluti: «Lei è sconcertante
come temevo». Un ritratto al vetriolo, con tanto di esamino di
cultura generale. Bocciata.
Un ritratto di rara perfidia anche quello di Salvatore
Quasimodo, brontolone e minuscolo. L'autrice ne è
perfettamente consapevole ed è già orgogliosa di suscitare odi
profondi; sembra proprio compiacersene, molti nemici molto
onore: «Dopo queste pagine non vorrà più avvicinarmi, son
certa. Sputerà atroci insulti sulla mia scortesia, dirà che sono
una mocciosa cretina, imbecille, villana, ignorante, analfabeta,
invidiosa, che non so scrivere, che non so leggere, che firmo
con la croce, che me la faccio coi suoi nemici, che se mi trova
mi prende a calci. Peccato». (Forse lui non avrebbe dovuto
chiamarla «cara fanciulla».)
Quanta adrenalina scorre nel sangue degli antipatici. Il
divertimento è saperli provocare. Chiedere per esempio a Nilde
Iotti se non le piacerebbe andare a Parigi a una sfilata di moda,
«a comprare un bel cappellino».
Chiacchierare con lei di Marilyn Monroe e di Brigitte Bardot e
di cosa ne pensa di loro Togliatti. E
poi farle di colpo una domanda che è un pugno nello stomaco:
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