Page 82 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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Famous Italian director
Conosco Fellini da molti anni, ad esser precisa da quando lo
incontrai a New York per la prima americana del suo film Le
notti di Cabina e diventammo un po'"amici: infatti andavamo
spesso a mangiare le bistecche da Jack" s o le caldarroste in
Times Square dove si poteva anche sparare al tirassegno. A
volte, poi, capitava nell'appartamento che dividevo in
Greenwich Village con una ragazza di nome Priscilla per
chiedermi un caffellatte: il caffellatte alleviando, non ho mai
capito perché, le nostalgie della patria e la lontananza della
moglie Giulietta. Entrava massaggiandosi affranto un ginocchio,
«Quando son triste mi fa sempre male il ginocchio: Giulietta!
Voglio Giulietta!» e Priscilla correva a vederlo come io sarei
corsa per veder Greta Garbo. Inutile dire che, a quel tempo,
Fellini non aveva nulla di Greta Garbo, non era il monumento
ch'è oggi. Mi chiamava Pallina, si faceva chiamare Pallino, in
certi casi Pallone, si abbandonava a stravaganze innocenti come
piangere al bar del Plaza Hotel perché il critico del «New York
Times» aveva scritto male di lui, o passare da prode.
Frequentava infatti la bionda di un gangster e questi gli
telefonava ogni giorno all'albergo dicendo
«I will kill you», ti ammazzerò. Lui non sapeva l'inglese e
rispondeva «Very well, very well»: alimentando la fama di
prode. La fama durò fino a quando io non gli spiegai che «I will
kill you»
vuol dire «Ti ammazzo». Mezz'ora dopo la spiegazione, Fellini
era sopra un aereo e viaggiava alla volta di Roma. Faceva anche
altre cose come girare la notte in Wall Street, esaminare con
l'aria di un ladro le banche, indurre al sospetto i poliziotti più
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