Page 60 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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d'essere infelice. Forse è più esatto dire che sono amaro. Io
sento una tale amarezza quando le chiedo quanto mi offre per
tagliarmi i baffi o un baffo solo...
Via, don Jaime. Ho saputo che forse cambierà vita: che in
Spagna la rivogliono, che le hanno offerto un posto importante
di delegato al turismo. E poiché Margit insiste nel farglielo
accettare...
Eh, sì: Margit vorrebbe. E qualche volta vorrei anch'io.
L'ambasciatore del Paraguay ha talmente insistito. Me ne ha
parlato in nome di Franco, del ministro degli Esteri. «Vogliono
che lei torni e che torni con un posto ad hoc».
E Margit dice: ora che hai moglie... Oddio! Me n'ero
dimenticato: ho moglie! Non lo so. Da una parte sono stanco di
vagare di paese in paese come Caino sulla luna, farmi amici,
lasciarli: e vorrei fermarmi in un posto.
Dall'altra... Crede che se tornassi in Italia mi ripiglierebbero
senza rinfacciarmi per l'eternità quei due assegnucci? Io, pur di
non farmeli rinfacciare, andrei anche in prigione, accidenti! In
Italia stavo così bene: mi capivano, mi assomigliavano. Sennò,
mi dica, dove potrei andare?
Mi faccia pensare, don Jaime. Potrebbe andare... potrebbe
andare...
Guardi, querida: ovunque vada, sarà sempre lo stesso. Lo
conosco ormai il mio destino. Arrivo in un paese, me lo brucio,
e allora vado in un altro paese. Arrivo in quest'altro paese, mi
brucio anche questo, e allora vado in un altro ancora. E ovunque
le solite cose: suonate la grancassa, è arrivato il clown, chissà
quale spettacolo ci preparerà il nostro clown, morte al clown, il
clown non è piaciuto, buttategli uova marce, pomodori maturi!
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