Page 62 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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La compagna di Togliatti
Con l'ammirevole precisione che si riscontra solo in Vaticano e
a Capo Canaveral la compagna di Togliatti rispose che mi
avrebbe ricevuto alle nove in punto del mattino seguente, nel
suo ufficio al primo piano della sede del Partito Comunista, via
delle Botteghe Oscure 4 Roma, telefono 684101, seconda porta
a sinistra uscendo dall'ascensore. La conversazione avrebbe
avuto la durata di un'ora e trenta minuti, senza limite di interessi
o argomenti, si sarebbe gradito rileggere ciò che avrei scritto.
Risposi va bene e mi preparai ad affrontare colei che, ove il
comunismo trionfasse in Italia, potrebbe farmi fucilare nel giro
di sessanta secondi: questa onorevole Iotti che da quasi
diciott'anni siede in Montecitorio e quando incontra Krusciov
gli dice magari ciao Niki. La notte dormii poco, all'alba ero in
piedi. Alle otto e tre quarti bussavo già alla seconda porta a
sinistra del corridoio uscendo dall'ascensore, accolta da due
segretarie cortesi che cortesemente mi facevano notare l'anticipo
poi mi introducevano in una stanza arredata con squallore
francescano. Alle nove in punto la compagna di Togliatti arrivò:
massiccia ed immensa, i capelli neri e pesanti pettinati alla
maniera di monaca, il volto senza cipria indurito da sopracciglia
foltissime che sopra il naso si uniscono, quasi, formando una
riga. Sicché gli occhi severi ne risultano ancor più severi. Un
volto di badessa.
Quel volto di badessa fu la prima cosa che mi colpì insieme alla
sua floridezza: tipica del resto nelle emiliane, donne dal petto
ampio, i fianchi abbondanti, le spalle robuste e use a sostenere
fatiche da uomini, i muscoli duri e nutriti da una alimentazione
sostanziosa che esclude sghignazzando le diete. La seconda
cosa che mi colpì fu la voce: questa nient'affatto da badessa,
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