Page 356 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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Non è vero, non è vero affatto. Lei parla del pubblico che viene
alle prime e che non posso cacciare dal momento che serve a far
vivere il festival, dargli pubblicità. Ci provai un anno, a
cacciarlo, dopo gli attacchi dei giornali che mi rimproveravano
le principesse: non vendete i biglietti alla gente chic, ordinai. E
con quale risultato? Che gli stessi giornali gridarono
«Noiosissima serata inaugurale.
Mancavano tutti. Spoleto moribonda». Crepa, perbacco! E voi,
principesse, tornate. Il loro, comunque, non è il pubblico vero
del festival e se anche lei la smettesse di venire alle prime si
accorgerebbe che il pubblico vero è fatto di spoletini, di gente
che viene in motocicletta da Terni.
Conoscerebbe il direttore della Banca Popolare che chiude gli
uffici dieci minuti prima di mezzogiorno per non perdersi il
concerto diurno. Vedrebbe i concerti in piazza cui assistono
tremila o quattromila persone: giunte in bicicletta magari, e si
va in bicicletta a Bayreuth? Scoprirebbe gente del popolo che s'è
messa a studiare recitazione, pianoforte. Capirebbe che un
artista qui fa parte della comunità come lo spazzino ed il
farmacista: non è più il pezzetto di cioccolata alla fine del
pranzo, un ornamento superfluo per persone che non hanno
nulla da fare.
Forse. Ma perché scegliere Spoleto, allora? Così scomoda, così
lontana. A Spoleto ci verranno gli operai di Spoleto, di Terni
tutt'alpiù: non certo quelli delle altre città. Gli snob invece...
Perché sono abituato a protestare, perché mi piace protestare,
perché un artista deve protestare, perché Spoleto è una protesta:
una delle poche città che si possono ancora salvare da quella
truce minaccia che è l'architetto contemporaneo. Un momento:
non è che io sia contro l'architettura contemporanea, che voglia
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